Vorrei sapere chi ha detto
Che non vivo più senza te
Matto
Quello è proprio matto perché forse non sa…

Mogol-Battisti, Dieci ragazze

Rimbalzare:  v. intr. [comp. di rin– e balzare] (aus. essere e anche avere). – Balzare all’indietro, in direzione opposta, oppure in alto, riferito a oggetti che vengono lanciati o battono con forza contro una superficie.

La notizia che il re di Thailandia si era autoisolato in Baviera, in un albergo di lusso, con venti concubine è rimbalzata da tutte le parti, nel senso che, all’indietro, in direzione opposta e pure in alto, uomini rispettabili e spesso padri di famiglia si sono dati di gomito e hanno detto prendilo per scemo.
Come se fosse normale per loro esprimere senza nemmeno mezzi termini questo desiderio, intero intero.

Ora, premesso che per me il re di Thailandia (dal nome impossibile) può fare quello che gli pare e che ritengo la Baviera talmente noiosa che forse nemmeno venti concubine possano cambiarla di segno, mi veniva da pensare a che putiferio si sarebbe scatenato se fosse stata una donna a autoisolarsi in termini simili.

Apriti cielo.

Tanto per fare una cosa nuova, un uomo può esprimere ammirazione per un suo congenere che si comporta in questo modo senza veder alzare, nemmeno di poco, un sopracciglio.
Non oso pensare ai rimbrotti, i commenti, i vituperi, le contumelie che si sarebbe attirata una donna che avesse detto, fosse solo per scherzare, in compagnia di chi avrebbe trascorso il confinamento.
Quando una mia amica una volta andò dal padre e gli disse che voleva arrivare almeno a mille amanti, il pover’uomo prese la confidenza come una boutade e la cosa finì lì.
Io l’avevo pure sconsigliata, non mi sembrava un discorso filiale da farsi.
Inoltre, quelli che contano il numero delle persone con le quali, diciamo così, si intrattengono, mi fanno sempre pensare a una favola che lessi da bambina, che si intitolava Sette in un colpo.
In essa c’era un personaggio che, avendo ammazzato in un colpo sette mosche che gli volevano sottrarre la marmellata, se lo scrisse, mi pare, sulla cintura, conquistandosi così una fama totalmente usurpata, perché tutti pensavano che lui fosse un feroce assassino e invece era stato buono solo a fare del male a qualche mosca.

Insomma. Una cosa è Don Giovanni, che ha un servo addetto al conto delle  conquiste.

Un’altra è il re di Thailandia che, davanti a Don Giovanni, fa la figura del cioccolataio.
Non vi sto a dire che figura fanno i padri di famiglia che si danno di gomito.
Almeno, se proprio volete ammirare qualcuno, ammirate quello giusto.
E poi chi ama non conta. Io sapevo questo.

Ora, mettiamo che io volessi autoisolarmi in questo periodo avendo un po’ di varietà e di scelta.
Dimezziamo pure l’importo.
Facciamo dieci.
La posta in gioco è comunque alta.

Non essendo (per fortuna) in Baviera e stando a casa mia, devo fare i conti con il mio spazio. Che non è ridottissimo, per carità, però, certo, metterci dentro dieci maschi in età, chiamiamola, papabile, sarebbe difficile.
Inoltre ho un solo letto, bello ma unico e mai ringrazierò abbastanza il collega che mi suggerì di non prendere mai e poi mai un divano letto da collocare in soggiorno perché poi ci sarebbero stati ospiti pronti ad approfittarne.

Lui aveva messo in pratica questa sua idea a danno della suocera.
Ora, già la moglie del collega era una piattola.
Poi c’era pure una figlia, all’epoca ragazzina.
Per spiegare il suo appeal vi dirò che un’altra nostra collega, una costumista, ogni volta che nel discorso usciva la pargola, mi faceva il gesto del Flit, che era un insetticida che si spruzzava agendo su una pompa e che, mi ricordo, usava mia nonna, quella piemontese, per la precisione nella sala da pranzo, che veniva aperta una sola volta a settimana per il pasto della domenica e che veniva considerata un sacrario.

Flit

Da mantenere lindo e pinto e senza mosche.
Grazie al Flit.
Se tanto mi dà tanto, è probabile che la suocera del collega fosse la somma delle altre due femmine di casa.
Dunque, la trovata del non abbiamo un letto disponibile era perfetta.

Ma divago.

Avendo un solo letto, francamente non vorrei ingombrarlo con dieci persone dentro.
Ed escludo i sacchi a pelo, che mi fanno orrore al solo pensiero, messi sul pavimento del soggiorno.
Io amo la casa a posto, già faccio io un sacco di disordine, che qualcuno a casa mia possa dormire fuori dal letto, escludendo forse un sonnellino pomeridiano sul divano, ma breve e raramente, è una possibilità che non viene concessa.

Inoltre gli uomini sporcano.
Voi pensate solo alla quantità di calzini che sono capaci di mettersi dieci concubini.
E qui abbiamo già parlato di calzini.
E di maschi.
E del sapore che hanno.

E poi le camicie.
Li  vuoi far cambiare almeno una volta al giorno.
E la lavanderia alla quale porto a stirare le cose più importanti è chiusa. Quindi sto facendo tutto io.
Ora, la sola idea della dotazione settimanale di camicie di dieci uomini da lavare e stirare è capace di annientarmi.
D’accordo, tutti in T-shirt. Così abbigliati, i concubini stanno di solito benissimo.

E gli uomini mangiano.
Inoltre siamo confinati, quindi si annoiano.
E può darsi che su dieci un paio abbiano pure il pallino della cucina.
Voi  non avete idea di che cosa è capace di fare un uomo con una macchina del gas pulita come la mia quando si mette ai fornelli.
E due insieme.
E gli altri che assaggiano, che intingono il pane nel sugo mentre bolle l’acqua della pasta.
E che pentola ci vuole per cuocere un chilo di spaghetti a volta.
E il secondo, due volte al giorno.
Escludo di prendermi come concubini uomini con fisime alimentari: vegetariani; vegani; crudisti; fruttaristi; allergici; celiaci; schizzinosi generici.
Qui Marlene detta legge: «Tutti i veri uomini amano mangiare. Un uomo che mangia di malavoglia, scegliendo con la forchetta i bocconi, scartandone uno, mangiucchiando l’altro, lasciandone una parte sul bordo del piatto, ecc., di solito ha qualcosa che non funziona.
E non alludo al suo stomaco».
Dunque, uomini  con fisse & ticchi vadano a fare i concubini da un’altra parte.
Non a casa mia. Ché qui stiamo stretti e dobbiamo organizzarci senza stare appresso alle ubbie di questo e di quello.
Qui, da me, bistecche, arrosti, polpettoni e polpette.
Pesce, un paio di volte a settimana.
Una frittata di una quindicina di uova risolve una cena.

Pensiamo un momento alle bevande.
Non posso imporre l’acqua piatta che bevo io a tutti.
Nel mio frigorifero c’è sempre qualche bottiglia di acqua frizzante per gli ospiti, però voglio vedere, qui andiamo verso il caldo, quelli hanno sete, se sono pure dei salutisti, devo procurarmi scorte di 2 litri a testa di acqua al giorno. Uguale 20 litri, che in una settimana fanno 140 (centoquaranta) litri.
Piatta e con le bolle.
Qui si potrebbe rimediare con l’acqua di rubinetto.
Una caraffa messa in frigorifero per un’ora perde l’odore di cloro.
Ho un paio di belle caraffe, diciamo che portano L 1,5 a testa.
Se non ho fatto male il conto, per dar da bere a tutti i concubini devo rabboccarle ciascuna solo poco più di 13 volte al giorno.

(Dimentico che devo bere anch’io).

Inoltre, come è noto, gli uomini di solito rimangono fermi allo stadio emotivo al quale sono arrivati quando compiono quattordici anni. Questo per quanto riguarda i sentimenti, i giochi e i gusti degli sfizi: bevande colorate, birra, Nutella, biscotti, arachidi, patatine in busta.
(Poi dice che i concubini, con l’isolamento, ingrassano).
A questo proposito ho finalmente capito a chi sono destinate le quantità industriali di crik crok, esposte in buste grandi come federe di cuscino, che vedo al supermercato in questi giorni.
Ai concubini.
Ci voleva poco a pensarci.

E passiamo un momento agli alcolici, quelli seri.
L’aperitivo.
Pure lì, barattoli enormi di olive.

#aperitivo #concubini #smartconfinamento

E poi vai a mettere insieme tutti i gusti, dal modaiolo che beve solo Spritz, a chi reclama il suo Martini; poi l’Americano; il Negroni; il Moscow Mule; il Mojito.
Due ore al giorno solo per il rito del tardo pomeriggio.
Se poi fra i dieci ce ne sono due o tre con l’account Instagram di quelli vivaci, vai pure con le preparazioni fantastiche.
E con la diffusione della moda per la prossima estate.
Se dobbiamo stare confinati invece che in spiaggia, ben vengano le creazioni a raffica.

Poi, il vino.
Chi apre le bottiglie.
Meglio procurarsi qualche damigiana.

Una damigiana da dieci litri a volta.
Immagino l’andirivieni con l’ascensore. E la preoccupazione dei condomini, ma che sta succedendo all’interno 9.

Poi vi racconto.

E nel corso di una seratina romantica, come la mettiamo con lo Champagne.
Facciamo una Melchizedec, 30 litri, e siamo a posto.
Forse stesa nella vasca da bagno riempita di ghiaccio la portiamo a giusta temperatura e arriva bien frappée a tavola.

Comincio a provare un leggero senso di scoramento.
Ma come, ora che hai risolto i problemi pratici, calzini, camicie, bevande e il mangiare, proprio adesso che arriva il bello.

E il loisir.
E lo sport.
E i videogiochi.
E i film.
Ho pure la televisione rotta da dieci giorni.

E se qualcuno volesse leggere un romanzetto, chissà se i miei possono andare bene o se non sono un po’ troppo su di livello.
(Escludo di autoconfinarmi con degli intellettuali, considerando io gli intellettuali gli uomini più perniciosi che ci siano sulla faccia della terra).
Ho parecchi fumetti.
E ho parecchi libri d’arte, ovvio, abbastanza spesso con immagini erotiche, a parte la quantità di nudi femminili, spesso, però, accademici, quindi, casti, posso fornire per diletto e per nutrire l’immaginario roba di Courbet o i disegni privati di Hayez.
Con Picasso mi sa che andiamo un po’ troppo sul radicale, quindi, sull’improponibile.

Mi sento davanti a una montagna da scalare.
Sono invasa dallo scoramento.
Mi chiedo come faccia il re di Thailandia a sopportare tutte quelle donne tutte insieme, una specie di pollaio in vacanza sulle Alpi della Baviera.

Io, i concubini miei, li butterei tutti dalla finestra.
Ingombrano, sporcano, sentono musica tutto il giorno, reclamano attenzione peggio che al Kinderheim, dove i genitori che vogliono sfangarsela collocano i figli perché se li godano le maestre.

E poi, insomma, guardatevi tutto il porno che volete sul telefono e non scocciate, ché io devo cucinare, stirarvi le camicie, accoppiare i vostri calzini, stendere tutte le spugne che utilizzate per asciugarvi dopo la doccia.

E soprattutto smettetela di lamentarvi perché è finita l’acqua calda, e come fate con i capelli e con la barba, non sta scritto da nessuna parte che uno scaldabagno concepito per una stanza da bagno normale debba soddisfare le esigenze di un plotone di nullafacenti, perdigiorno, scansafatiche, scioperati, ninnoloni che passano il tempo a guardarsi allo specchio e a chiedersi chi è il preferito e chi il più bello.

Ma che concubini e concubini.
Ma fatemi il piacere.
Ma che mi è venuto in mente.