Le Bureau des Légendes: l’incontro fra Malotru e Nadia

Sono dei veri professionisti, quindi non mi sono accorta di niente.
Da quando sono diventata anch’io un’infiltrata con lo pseudonimo di Tonnerre de Brest,  loro mi sorvegliano.
Fanno i turni sotto casa mia, mi hanno inserito una trasmittente nella carta di credito e una nella batteria del telefono.
Pure se il telefono lo spengo, cosa che faccio una sola volta a settimana, loro sanno dove sto perché c’è una batteria supplementare nella trasmittente, che dura pure parecchio.
Sanno tutto di me, nella Sala crisi, un nome geniale, certi periodi ci si potrebbe vivere infiltrati dentro giorno e notte, ascoltano le mie telefonate e leggono in simultanea i miei WhatsApp.
E fanno pure i commenti.
Posso immaginarli.
Fra poco si faranno vivi per istruirmi e a quel punto avrà inizio la mia nuova vita.
Organizzeranno un falso rapimento per vedere quanto resisto prima di spifferare tutto. Pochissimo, diciamo più o meno quattro minuti e mezzo, sono una loquace e vivo di parole.
Anche se non devono prendere troppo sul serio quello che dirò perché la prima cosa che ho imparato da loro è: mentire.
Sempre e comunque, in primo luogo con se stessi.


La pratica della menzogna mi trova del tutto d’accordo, ti facilita la vita, prendi per buono tutto quello che ti dicono, io, quelli che vanno sempre cercando la Verità con la maiuscola, non li sopporto.
La Verità, falla cercare ai giudici, ai filosofi e agli artisti.
Tu, menti.
Quando insegnavo fuori la menzogna mi veniva molto bene, nessuno sapeva mai se stavo qui o là o in treno, certe volte non lo sapevo nemmeno io.
Con tutti questi anni di pendolarismo menzognero sulle spalle, sono, diciamocelo, l’infiltrata ideale.
Non vedo l’ora, e accadrà fra breve, di darmi appuntamenti clandestini al cimitero davanti alla tomba di un’attrice famosa, come fanno loro e, nel loro caso, nel camposanto di Montparnasse, davanti alla sepoltura di Jean Seberg.

Montparnasse, Jean Seberg

Il fatto che lei sia morta suicida aggiunge romanticismo al sentimento.
Inoltre, se pure al momento siamo semi confinati, possiamo sempre vederci in un cimitero di Roma, basta che sia suggestivo.
Sono una gotica e i cimiteri romani suggestivi li conosco tutti.
Quanto agli appuntamenti notturni alla Piramide del Louvre, naturalmente seguita dalla scorta e controllata via telefono da quello che mi dice che la persona che ho a dieci metri di distanza è sorvegliata dai servizi segreti esteri e che quindi devo allontanarmi, il problema è presto risolto.

Arco di Settimio Severo, sec. III, part.

Al momento, gli appuntamenti notturni me li posso dare sotto l’obelisco di piazza del Popolo o nei pressi dell’Arco di Settimio Severo, il mio prediletto a Roma, lussureggiante di decorazioni, con uno sfondo che altro che la Piramide: nientemeno, il Foro.
Insomma, si capisce che non è lo scenario che mi preoccupa.
Mi preoccupano i ristoranti, da loro sempre così eleganti, con la mademoiselle del guardaroba che naturalmente fa parte del gioco e ti porta le informazioni scritte sul rovescio del conto.
Tu pensa una cosa del genere a Roma, dove nei posti eleganti i camerieri si danno di gomito per dirti chi è seduto al tavolo accanto e il servizio lascia a desiderare.

Mica stiamo a Parigi.
Per ora.

Poi. Volete mettere. Se un’infiltrata, tipo me, vuole vedere un uomo col quale ha un affaire che è rimasto in sospeso e lo dice al bureau, quelli sì, ti organizzano subito un incontro protetto, però in un albergo che scelgono loro.
Insomma, qui bisogna vedere, fra albergo, sorveglianza e infiltrazione, come il prediletto se la cava.
Di solito, non troppo bene.
E lo capisco, con tutto quel controllo.
Inoltre. Non vedo l’ora di entrare anch’io in ufficio e di trovarmi su piazza almeno tre colleghi da guardare: il protagonista, in primo luogo.
All’inizio in lui vedevo soprattutto il nasone e pensavo che non fosse alto.
Ho verificato e mi sono sbagliata, 1,77 va più che bene.
Lui è intelligentissimo, ha imparato l’arabo in un anno, è sempre vestito con gusto, sa stare a tavola, cosa per me importantissima ed è un uomo tormentato ma capace di erotismo e di delicatezza.
Il suo nome in codice è Malotru, che significa mascalzone.
Mi fa paura?
Ma figuriamoci, io con i mascalzoni ci vado a nozze.
Poi c’è Raymond, un nevrastenico che sgranocchia sempre qualcosa, spesso, pistacchi, però mi piace pure lui, inquieto, sempre in cerca di avventura, è una creatura mobile, un uomo coraggioso, fisicamente attraente.
E vorrei vedere, altrimenti mica starei qui a fargli fare concorrenza al protagonista.
C’è anche il ragazzo, Sylvain, il superesperto di telefoni, uno entra nel suo ufficio e si trova davanti una cassetta della frutta piena di cellulari che suonano a turno, sicuramente è stato lui a mettere la trasmittente nel mio smartphone.
Ed ora mi sorveglia.
È un po’ giovane, però questo, negli uomini, non mi pare che sia un difetto.
Gli uomini, quasi tutti, si guastano così facilmente.

Ora, a parte che io i colleghi manco li guardo (Keep your Pen out of the Company Ink, mi pare un’idea opportuna), però perché rinunciare al gusto di guardare un bell’uomo quando lavori.
Se penso ai miei tantissimi anni in Accademia, il collega più attraente che ho avuto stava a Napoli, ci andavo parecchio d’accordo e lui era pure simpatico, ma era sposatissimo e in più con ben due figlie femmine, fra l’altro, gemelle.
A me, tutte quelle donne in famiglia, moglie e figlie, mi distraggono un po’ dal guardare.
Meglio infiltrarsi.

I problemi, lo so, nasceranno quando dopo avermi istruita questi mi vorranno mandare in missione.
E loro vanno sempre in missione in posti secondo me impossibili: Iran, Siria, Turchia, luoghi polverosissimi, dove le donne si devono coprire la testa e il traffico è più caotico che a Napoli, e ho detto tutto.
Insomma, finirà che lì cascherà l’asino e che io dirò loro mi dispiace, infiltratevi voi, a me piace la vita comoda, a me piacciono i bei ristoranti e gli alberghi di charme, per non dire di quanto mi piacciono gli appuntamenti al cimitero o al monumento.
Però non vado oltre.
Dunque, oltre ci andate voi e io vi guardo.
Per non dire di quanto i vostri sentimenti siano più arruffati dei miei.
Insomma, a tutto c’è un limite, pure allo scompiglio.

Certa, comunque, di aver lasciato un segno nel vostro cuore.
Come voi state scavando segni profondissimi nel mio.
La vostra: Tonnerre de Brest.

P. S. Sto vedendo Le Bureau des Légendes, che è la più bella serie che abbia visto in vita mia.
E se pure è l’effetto innamorato più recente, che sembra meglio di coloro che l’hanno preceduto, poco importa.
Ne parliamo un’altra volta.

Le Bureau des Légendes