Avevo preso quel giornaletto della comunità anglofona di Roma perché mi era venuto in mente di fare un po’ di English conversation e avevo letto  «brilliant English teacher».
Come sempre con gli anglosassoni, non capisci mai se hai a che fare con un maschio o una femmina.
Era femmina, noiosa, lemme lemme, senza un guizzo.
(Pure due metropolitane).
Una provvidenziale intossicazione di quello che abitava con lei interruppe la breve serie di incontri.
E tu chiamala: brillante.

Ho avuto un paio di colleghi entrambi di provincia, che avevano entrambi fatto il liceo scientifico.


La provincia dà da sempre al mondo imperatori e talenti; lo scientifico è sempre meglio di certi istituti tecnici che sfornano diplomati indefiniti e laschi.
Entrambi i miei colleghi amavano definirsi brillanti.
Questa cosa era capace di mandarmi il sangue alla testa: ma come fai a definirti brillante.
Lascia che te lo dicano gli altri.
Ammesso che.

Moderare il consumo di alcol.
Io già non bevo mai prima delle 18:00. Dovrei adottare quell’abitudine che ho letto di una sera alcohol-free a settimana.
Il problema è scegliere il giorno.
Se è giorno mondano, escludo di vedere chiunque dopo le 18:00 senza alcol.
Se è giorno di film, come fai a godertelo.
Qui bisogna individuare un giorno di penitenza, a letto presto con due foglie di insalata e un bicchiere di acqua.

Certamente fa bene alla pelle ma, per la pelle, bisogna vedere se basta.
Sono diventata vittima del Campari Soda nel giro di pochi appuntamenti.
L’ho eliminato e sostituito con un calice di bianco.

Fortunato Depero, Bottiglia Campari Soda, 1932

L’ho reintegrato per via della bottiglietta e perché riempiva il tempo fino alla cena.
Forse fanno bene quelli che bevono solo vino rosso.
Lì, ti autoregolamenti, è più impegnativo del frizzante e del rosé, che vanno giù come acqua fresca.
Ma come fai, a perderti tutta questa parte di mondo.
Lo dico sempre: se fossi versatile nella vita così come lo sono nel vino, sarei una donna felice.
(Eppure l’alcol nella vita è così importante. Lo racconta Valeria Parrella: «correggo vita e caffè con la sambuca». Io non bevo né caffè, né Sambuca. Però la vita, ho sempre bisogno di correggerla).

Bevo tutto e a tutto sono aperta, in viaggio impari da una bottiglia un sacco di cose, bere regionale, letterario, artistico, fa di ogni sorso un atto di conoscenza.
Simone de Beauvoir  nella sua autobiografia racconta il rapporto con Hemingway: i suoi amanti «si amavano a ogni istante anima e corpo».

Simone

Lei e Sartre davano molto valore «alle modeste dolcezze della vita quotidiana: una passeggiata, un pranzo, una conversazione» e lo scrittore americano prestava a tutto questo «un charme romanesque».

Raccontava «meticolosamente  quali vini, quali carni apprezzavano i suoi personaggi e quanti bicchieri bevevano; riferiva i loro menus propos (che sono lo small talk inglese); sotto la sua penna, dei dettagli insignificanti prendevano a un tratto un senso».

Ernest

Io sono arrivata a Hemingway attraverso Simone de Beauvoir, dunque è quello che si chiama un secondo grado.
Anche lei è sempre molto accurata quando racconta il suo vino.
Uno più uno, se metto tutti insieme i loro suggerimenti, non mi basta la vita intera per bere tutto quello che loro raccontano.
Per la sera alcohol-free, ne parliamo un’altra volta.

Nel giro di qualche mese ho imparato a gestire schermate diverse del mio computer.
Dopo il gestionale del blog, che assomiglia a Word, luogo nel quale mi muovo agevolmente, è arrivato Zoom; poi Mailchimp.

Il cockpit del Concorde

Ogni volta la sensazione è di trovarmi davanti al cockpit del Concorde.
Esagero, ma fino a un certo punto.
Ed è probabile che i piloti provassero la medesima sensazione di infinito e di forza, ogni volta che sto davanti al mio schermo e faccio qualcosa, non mi pare ancora possibile di farla: scrivi, pubblichi, sei in collegamento diretto con decine di persone, le saluti, ti rispondono, senti che ci sono, senza che la presenza abbia niente da invidiare a quella fisica, anzi, mi viene in mente che tutto è più concentrato, quindi tutto intellettualmente più remunerativo, proprio come è remunerativa la passeggiata in montagna di cui spesso parliamo, che ti premia con un bel panorama.
Se c’è una cosa che ho imparato in quest’anno che si avvia alla conclusione, è che le possibilità che stanno dentro il mio computer sono innumerevoli e che è probabile che io non riuscirò mai a sfruttarle tutte.

L’altro giorno un tipo mi ha dato dell’eclettica.
Dopo la fenomena, un passo avanti.
Uno dovrebbe ringraziare quelli che ti dicono qualcosa di te senza che tu glielo chieda, è così difficile interpretarsi.
Fenomena, forse, ma non so se sono eclettica. Più che altro faccio un mestiere prismatico, pirotecnico, pieno di anfratti e in tutti gli anfratti amo infilarmi per vedere come sono.
Lo dico sempre: se fossi versatile nella vita così come lo sono nella professione, sarei una donna felice.
(Eppure la mia vita è in gran parte la mia professione).

E, a proposito di professione, quest’anno sono stati tagliati, CRAC!, tanti suoi rami.
(Ma tanti altri in essa sono nati).
La cosa strana è stata che, come una volta ho letto non mi ricordo più in quale romanzo a proposito del passaggio dell’equatore, nemmeno me ne sono accorta.
Mi chiedo se sia così anche la morte, tu passi da uno stato all’altro e nemmeno te ne rendi conto.
È come l’assenza di certe persone delle quali ti importava poco o niente, ogni tanto ti vengono in mente e tu pensi chissà che fine ha fatto.
Come se quella persona non ci fosse mai stata e come se la sua assenza fosse senza importanza.
(Laddove ci sono assenze che mordono e bruciano anche a distanza di anni. Quell’equatore lì, certo che te ne accorgi quando lo superi).

Ho preso in prestito il titolo di questo post da un film di cui ho letto alcune recensioni, che avrei voluto vedere e che non ho visto.

Tout ce qui brille, 2010

So che parla di due ragazze di periferia all’arrembaggio della città e della vita.
A me le ragazze all’arrembaggio piacciono tantissimo.
Dunque, vedrò il loro film, però, non ora.
Ora sto vedendo la mia fantastica serie e al momento sono arrivata all’Episodio numero 27.
In tutto gli Episodi sono cinquanta.
(Come sapete e sappiamo, praticamente cinquanta film).
Dunque, ho ancora ventiquattro Episodi davanti a me.
(Nel senso che sono sistemata per le feste).
Io non so a chi sia venuta in mente questa faccenda delle serie, una di quelle cose che, proprio come una laurea, un figlio, un amore, segnano una stagione dell’esistenza.

Comunque, e questa è la cosa che più mi interessa oggi, questa sì, che è stata un’idea brillante.