I NOVE MESI DEL BLOG

Arturo Martini, Minerva, 1935

Oggi, 31 ottobre 2018, il mio blog compie nove mesi.
Come deciso, il bilancio vero è rimandato  al primo compleanno, però nove mesi sono un lasso di tempo simbolicamente importante, visto che tanti ce ne vogliono per formare un essere umano.
Il blog, però, è nato già fatto.
Un po’ come Atena, tutta armata, dalla testa di Zeus. E questo perché da un pezzo giravo intorno all’idea: scrivere in libertà totale, qualunque cosa mi venisse in mente, mettere da parte tutto quello che avrebbe potuto avere a che fare con un piano editoriale, con un obbligo qualunque, con una risposta a una domanda che mi veniva dall’esterno.
Scrivere, punto e basta.
E il blog è nato, come sempre nascono le cose, da un incontro. Nicola Piedimonte, illustratore, web designer e graphic designer, un giovane artista che sa anche maneggiare la matita sulla carta, gli ha trovato la forma.

Il colore rosa, che amo moltissimo e che qui non fa per niente caramella; un umore femminile, ma privo di sbalzi, di capricci e di ricatti; caratteri sufficientemente aggraziati, tali, però, da non essere né legnosi, né artefatti; la possibilità di lettura agevole su schermo, su tablet e pure su telefono; un gestionale che la prima volta che l’ho visto mi è sembrato il cockpit (e lascio il termine inglese perché ne amo il suono) del Concorde ma che ho imparato a usare rapidamente; l’infinita pazienza del pronto soccorso, del tornare ancora una volta sull’argomento, del suggerire, proporre, orientare.
La presenza, insomma.
Nicola, grazie.

Il mio non è un blog di borse e di scarpe.
A me delle borse e delle scarpe interessa solo quel tanto che serve per stare al mondo (anche se negli uomini le scarpe sono la cosa che guardo subito dopo gli occhi e le mani, e quanti asini ci cascano, sulle scarpe, e quanti sentimenti vanno in malora).
Il mio, a rigore, non sarebbe nemmeno un blog di lifestyle, a meno che con questo termine, che fa subito seratina un po’ fatua e alberghetto per la vacanza, non si intenda finalmente lo stile dell’esistenza.
E qui, ci sto.
Certo che il blog vive come vivo io, e come potrebbe essere altrimenti.

Il mio blog si è fatto il suo pubblico, spesso di fedelissimi, che tornano e, evidentemente, leggono.
Perché è un blog da leggere, oltre che da guardare e io proprio questo volevo fare: usare la parola accanto all’immagine, praticamente quello che faccio professionalmente da un pezzo, avendo, spero e forse, conseguito qualche risultato. Insomma, desideravo tornare sui miei argomenti, non esaurirli nello spazio di una lezione o di una conferenza, concedere loro altra vita e altro respiro.

Gli articoli si scrivono da soli.
Nel senso che, a un certo punto e proprio quando è ora, sboccia un’idea. E poi arrivano le frasi, a ondate successive, soprattutto nel dormiveglia o, credetemi, nel sonno, mi pare di aver capito che sia un meccanismo, quello della scrittura, che si libera quando scende il controllo.
Quando il pezzo è pronto e sta tutto da qualche parte, non mi resta che aprire il gestionale, acciuffarlo e riversarcelo dentro.
Mi capita sia di fare tutto di seguito che di dividermi il lavoro.
Comunque, quando sto lì il sentimento prevalente è sempre quello di una sospensione di tutto il resto e di qualcosa che credo abbia a che fare con il gusto della vita e del raccontarla.
Detto da una come me, mai contenta, guardate che è proprio tanto.

Il mio blog si occupa di sentimenti. E i sentimenti vanno individuati e definiti.
Come dico sempre ai miei studenti, ironia non significa sarcasmo; malinconia non è tristezza; delusione non è disincanto; amarezza non è sbattere la porta; gelosia non è invidia;  lontananza non è assenza; tenerezza non è cucciolotto sulla copertina del quaderno; istinto materno non è bambino grasso che poppa. O, almeno, non solo quello.
Eccetera.
Capire che cosa proviamo è forse l’impresa più difficile nella quale siamo impegnati tutti. Dare un nome all’onda che sale e a quella che scende, al desiderio che si espande, alla difficoltà certe mattine di alzarsi dal letto, alle storie d’amore e a quelle di amicizia, alle vicende che chiamo parasentimentali, che sembrano i prodotti parafarmaceutici, che fanno finta di essere farmacia ma che non lo sono nell’intimo.
Capire i meccanismi del lavoro, della conversazione, dei contatti, fossero pure sporadici, fossero pure insensati.

Tutto è sentimento.

Oggi, allora, festeggio. E ringrazio tutti coloro che mi stanno a leggere, che mi hanno fatto entrare in qualche modo nella loro vita, dando così una ragione al pulsante Pubblica, che sul mio gestionale è di un blu bellissimo e evidente, cliccando sul quale, e sempre con emozione, si compie un atto che equivale, ma per davvero, a uscire dalle pagine chiuse della propria esistenza e ad andarsene in giro per il mondo, verso chi ha voglia di aprire la propria anima alle infinite e insondabili possibilità che nascono dal confronto e attraverso il racconto delle storie che capitano, guarda un po’, proprio quando uno ha voglia di raccontarle.

3 Comments

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  1. Tanti auguri al tuo per me preziosissimo blog.
    In un bellissimo film si diceva che leggiamo per sapere di non essere soli.
    Ed è proprio così che i tuoi scritti mi fanno sentire.
    Un grande abbraccio
    Caterina

    • Grazie, Caterina carissima, degli auguri e della presenza, ricevo le tue parole con gusto, piacere e riconoscenza, ricambio affettuosamente il tuo abbraccio. Rosella

  2. Arte allo stato puro. Nobile, Rara.

    14:14

    4+1=5
    4+1=5
    5+5=10=L

    Un abbraccio
    Andrea

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