Del bambino che è dentro di noi, io, francamente.
Dell’infanzia salverei però alcuni aspetti.
Per prima cosa, quando non è a base di zucchero, la cucina a essa dedicata: semplice, leggera, ludica.
Per esempio, guardate qui questa colazione: un porridge con frutta e mandorle.
Se vi ricorda qualcuno, siamo del medesimo umore.
Ma procediamo con ordine.
Un’altra cosa che sottrarrei all’infanzia sono le favole.
Spesso cruente e feroci, non si capisce perché uno non debba frequentarle da adulto.
Se voi prendete la Sirenetta di Andersen nella sua versione originale, vi renderete conto di quello che soffre questa povera figlia per amore, rinunciando alla sua bella voce e con il dolore fisso di camminare come se stesse sulle spade, avendo scambiato la coda di pesce con un paio di gambe accettando il tormento.
Ci sono poi i cartoni animati, da me frequentati assiduamente, che sarebbe un vero peccato lasciare ai più piccoli, che capiscono poco o niente di quello che vedono.
Poi, però, si cresce.
Torno alla colazione.
Nel film La Spada della Roccia del 1963 uno dei protagonisti è un gufo.
Archimedes nella versione originale, non si capisce perché nel doppiaggio sia diventato Anacleto.
Parlante, brontolone, permaloso, insomma, un pet capace di dare filo da torcere al suo compagno.
Che altri non è se non Merlino, il mago che si incarica di educare il ragazzino Artù, detto da noi Semola, da loro Wart, che significa valoroso.
Considerato dalla mia enciclopediola del cinema, che non ne azzecca mai una, «un po’ inamidato e dimostrativo», esso è, invece, un film bellissimo e pieno di trovate, fra l’altro perfetto durante queste feste perché l’azione si svolge fra la vigilia di Natale e il Capodanno, giorno in cui dei prodi guerrieri si cimenteranno nell’impresa impossibile di estrarre la spada che da tempo è conficcata nella roccia.
Colui che ci riuscirà sarà re d’Inghilterra.
Ma a noi questo al momento non interessa.
A noi interessa l’educazione che Merlino decide di impartire ad Artù, essendo il vecchio mago un veggente, capace di vedere il futuro, di giocare con una locomotiva a vapore e di citare l’elicottero e avendo così ben chiara in mente la vicenda del ragazzino pelle e ossa, che diventerà un sovrano leggendario.
La Spada nella Roccia è l’ultimo film che Walt Disney supervisionò personalmente, quindi è interessante anche per questo.
Ma perché vi ho fatto vedere il porridge, che i francesi chiamano bouillie, che sempre una specie di zuppa è.
Perché i ciuffi sulla testa del gufo sono fatti di nuts, ovvero del cibo prediletto dagli scoiattoli.
E tutta la sequenza degli scoiattoli nel film è semplicemente irresistibile, essendo essa dedicata all’educazione all’amore.
Seguitemi.
Le trasformazioni, che possiamo anche chiamare metamorfosi, sono uno dei temi che tanto ricorrono in letteratura e nel cinema. Esse danno la possibilità di cambiare punto di vista, di osservare le cose mettendosi nei panni di un altro, raccontano anche il mito, voi pensate a Ovidio, che è stato un instancabile narratore delle vicende di tutti coloro che diventano qualche altra cosa, Dafne, un albero di alloro, Narciso, un fiore.
Eccetera.
Nel film Merlino istruisce Semola cambiando di stato.
E ficcandosi in guai infiniti, perché la vita è pericolosa, e non solo a causa di un lupo spelacchiato che ha deciso da un pezzo di mangiare il ragazzino, che è uno aiutato dalla sorte. E che continua a sfuggirgli.
La vita è pericolosa anche perché è tutta percorsa e innervata dall’amore.
Altro che stalking.
Trasformato in scoiattolo, Semola è fatto oggetto di tutta una serie di attenzioni da parte di una scoiattolina che è l’incarnazione della femminilità: civetta, allusiva, ben disposta, lo vede, lo tocca, lo abbraccia, gli sbatte la coda in faccia, lo gratta, lo insegue.
Insomma, fa quello che fanno le donne quando incontrano un uomo di loro gradimento.
Poi non venitemi a parlare di consenso.
Lei squittisce.
E squittisce in tutti i toni possibili, di tenerezza, provocazione, invito.
Lui, già ha undici anni, un’età in cui gli uomini sono notoriamente babbei, inoltre non è uno scoiattolo ed glielo ripete, ma lei, come spesso fanno le femmine, si rifiuta di capire.
La danza amorosa è epocale, con salti, inseguimenti, incidenti, smarrimenti, ritrovamenti, con lei sempre sorridente e lui in fuga perenne.
Qui esce fuori la storica abilità dei disegnatori, meglio, degli artisti, di Walt Disney di umanizzare gli animali, che ha accompagnato tanti di noi per anni e che adesso viene considerata non più legittima.
C’è anche da notare la somiglianza dello scoiattolo maschio con Artù, praticamente pur nel cambio di panni il ragazzo è del tutto riconoscibile.
Come è riconoscibile Merlino, che si è trasformato in scoiattolo anche lui, conservando gli occhiali piantati sulla punta del naso e sopraccigli e baffi bianchi.
E che prende in giro il giovane allievo spiegandogli che l’amore è la forza più potente che ci sia al mondo e che la scoiattolina questo rappresenta.
Ma mentre il mago, divertito, giocherella con una ghianda, viene puntato a sua volta.
Da una scoiattolona, chiatta e con i dentoni, anch’essa squittente, anch’essa vezzosissima.
Il mago è seriamente imbarazzato, si impappina, balbetta, le dice che non è un ragazzo, cioè non è uno scoiattolo, cioè è un uomo anziano.
Lei gli ha fatto il solletico e a questo punto lo abbraccia, lo bacia, lo afferra per la coda.
Lei lo vuole e cerca di averlo.
Finirà con una caduta del mago dall’albero, con il suo ritorno allo stato umano e con la scoiattolona che non crede ai suoi occhi, si spaventa e prende la via della fuga.
Bella metafora di come gli uomini, tutti, non siano mai quello che sembrano e di come si presentino a noi donne sempre sotto mentite spoglie.
Lui, per caricare l’effetto, abbaia pure, aumentando la velocità della scoiattollona che scappa da quell’orrore che si è trovata davanti.
E Semola/Artù in tutto questo.
Lui si avvicina a Merlino e gli dice che non ne può più di essere uno scoiattolo.
E l’incantesimo è fatto al rovescio e la scoiattolina si ritrova ad abbracciare e a leccare un ragazzetto pelle e ossa.
Delusa.
Abbandonata.
Ingannata.
Lei non scappa.
Lei ha il cuore spezzato, lei squittisce tutte le sue lacrime, in effetti le piange pure, lei si era innamorata e ora è durissimo rassegnarsi.
Non ricordavo gli scoiattoli nella Spada nella Roccia, gli unici roditori di cui avevo memoria, forse per le maggiori frequentazioni, erano Cip & Ciop, in originale Chip ‘n’ Dale, un gioco di parole ironico sull’ebanista del Settecento a nome Chippendale.
Ma con loro, che sono due maschi che si completano a vicenda perché uno è arguto e l’altro è tonto, non c’erano mai state vicende amorose.
E da ciò noi traiamo un altro insegnamento: che l’amore comincia quando scendono in campo le femmine, che sono quelle che conducono le danze, che vanno a istinto e che con gli uomini prendono cantonate non di poco conto.
E che poi rimangono a disperarsi nel cavo di un albero, mentre il maschio di turno, votato a imprese fantastiche, si allontana e va a vivere il resto delle avventure che lo aspettano.
Ambra
19 gennaio 2022 — 8:47
Che bello scritto, complimenti!
Rosella Gallo
19 gennaio 2022 — 9:01
Grazie, sei gentilissima