Ispirazione (page 1 of 10)

Mi ispirano molte cose, alcune persone, città, film, romanzi, riviste, luoghi, umori. Ve li racconto, in modo che possiate trarre anche voi ispirazione da tutto ciò che aiuta a stare al mondo.

NEWSLETTER #169 NON TUTTE LE CIAMBELLE

Albrecht Dürer, Rinoceronte, 1515

Biglietto n° 111: Il Rinoceronte di Albrecht Dürer, 1515

Nessuno è perfetto.
«…Così Iddio fece le bestie selvagge della terra, secondo la loro specie, gli animali domestici, secondo la loro specie e tutti i rettili delle terra, secondo la loro specie. Ed egli vide che ciò era buono»
Genesi, I, 25

«Contabile».
Alla domanda «Qual è il mestiere che non le piacerebbe fare», Marcello Mastroianni risponde con la gentilezza consueta, aggiungendo che sa di che parla perché il contabile lo ha fatto.
Un video frutto di montaggio di una trasmissione televisiva dal titolo Bouillon de culture, che traduciamo agevolmente con Brodo di cultura, andata in onda dal 1991 al 2001 su France 2, ideata e condotta da Bernard Pivot, giornalista e critico letterario, interpella con intelligenza alcuni intellettuali, politici, personaggi dello spettacolo non sul mestiere che piacerebbe loro fare, bensì su quello che non farebbero mai.

Bernard Pivot, Bouillon de culture

Ed ecco che Umberto Eco risponde sagacemente «l’intervistatore» a chi lo sta intervistando e che alcuni registi, che fanno un lavoro che a me sembra bellissimo, di creatività, decisioni, relazioni, rispondono in modo adeguato.
Bertrand Tavernier non farebbe mai la moglie di George Bush.
Woody Allen, la guardia carceraria e pure Robert Altman dà la medesima risposta.
Jean-Luc Godard non vorrebbe fare il Ministro dell’Interno.

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NEWSLETTER #165 PASSAVO LA SERA SEDUTO DAVANTI ALLO SPECCHIO PER TENERMI COMPAGNIA

Albrecht Dürer, Autoritratto in pelliccia, 1500

Biglietto n° 107: L’Autoritratto in pelliccia di Albrecht Dürer, 1500

È l’autoritratto più bello di ogni tempo.
Ciò per la peculiarità dell’impostazione, per la perizia dell’esecuzione e per lo splendore fisico del soggetto.
«Albrecht Dürer di Norimberga dipinge se stesso con colori appropriati nel suo ventottesimo anno di età».
Le parole dell’iscrizione che compare in alto a destra sono accuratamente scelte.
La lingua utilizzata è un antico dei libri umanistici.

Albrecht Dürer, Autoritratto in pelliccia, 1500, part.

È, questa, una novità, visto che nei due precedenti autoritratti Dürer aveva usato il tedesco con caratteri gotici.
Il dipinto è un olio su tavola e il suo formato è un life size, ovvero una grandezza naturale.
Ciò aumenta l’effetto che fa su di noi, come pure l’inevitabile impressione del parallelo Dürer come Cristo.
La rigorosa frontalità da icona bizantina, la simmetria, la postura statica e l’atteggiamento della mano, che forse tiene chiusa la pelliccia, ma che può anche essere benedicente oppure essere stata fermata al secondo stadio del segno della croce («et filii») confermano la prima sensazione.
L’artista ha lunghi capelli biondi inanellati che scendono ai lati del viso e sulle spalle, la barba e i baffi sono molto curati.
Indossa un soprabito bordato di pelliccia, chiamato Schaube, con spacchi alla moda sulle spalle.
Dagli spacchi e dal piccolo triangolo bianco del collo vediamo la sua camicia.
Il dipinto è una sinfonia di toni marroni, che si scaldano per l’accostamento uno all’altro, diventano dorati nei capelli e nella pelliccia e si sfumano di rosa nell’incarnato.

 

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NEWSLETTER #151 UN UOMO CHIAMATO CAVALLO

Henri Matisse, Pierre con Bidouille, 1904

Biglietto n° 93: Pierre con Bidouille di Henri Matisse, 1904

Ti ha detto niente la mamma? D’accordo, prima era un po’ più difficile.
Prima nel senso di prima di internet.
Prima di internet, se una mattina ti svegliavi da sogni inquieti e ti trovavi «disteso sul dorso, duro come una corazza» e alzando un po’ la testa vedevi un «ventre bruno convesso, solcato da nervature arcuate, sul quale si manteneva a stento la coperta, prossima a scivolare a terra», se ti svegliavi in quello stato e avevi letto La metamorfosi di Kafka, sapevi come sarebbe andata a finire.
Adesso che c’è internet e puoi digitare sulla barra di ricerca «dorso duro come una corazza», io ho fatto la prova, vedi che ti esce fuori la diagnosi e apprendi da lì che stai diventando una specie di insetto e che finirai con una mela marcia nella schiena e che, una volta uscito «debole l’ultimo soffio di vita», la donna a ore scoprirà che finalmente hai tolto il disturbo e ne darà comunicazione alla famiglia, che si prenderà un giorno di riposo e di passeggio.

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NEWSLETTER #150 ANIMALI FANTASTICI PER UOMINI STANCHI

Fernand Khnopff, Des Caresses, 1896

Biglietto n° 88: Des Caresses di Fernand Khnopff, 1896

L’importanza di avere nipoti. Un genio, quello che si è chiesto di chi fossero figli Qui, Quo e Qua.

Qui, Quo, Qua

In realtà, a cercare si trova che hanno una madre, che è la sorella gemella di Paperino e un padre, che è il cognato.
Ma mi piace pensarli orfani, dati in carico allo zio Paolino perché non hanno trovato di meglio, identici uno all’altro se non per i colori, che sono oggetto di dissertazioni filosofiche, vagamente saccenti, Giovani Marmotte, quindi, scout in eterno.

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NEWSLETTER #149 FRAGOLEIDE

Adriaen Coorte, Natura morta con fragole, 1705

Biglietto n° 87: La Natura morta con fragole di Adriaen Coorte, 1705

De consolatione Favettae. Secondo me Gino stava dicendo delle castronerie.
(A Roma le chiamano in un altro modo).
Gino è il contadino del banco del mercato di Ponte Lungo dal quale vado quando Aldo, che è uno bizzarro, ha deciso di rimanere in campagna a sorvegliare qualcosa, in questa stagione le ciliegie.
Gino indossa sempre una mimetica, quindi si riconosce al volo, ed è uno cui piace tenere concione.
Al mercato a tanti piace tenere concione, è il posto perfetto per farsi ammirare dalla donne e quelli che hanno il banco al mercato sono molto bravi a gestirle, un po’ perché dalle donne dipende il loro commercio, un po’ perché gli uomini sono tutti vanitosi e la parte di gallo nel pollaio si attaglia loro alla perfezione.

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NEWSLETTER #143 GIÀ CHE SIAMO IN BALLO

John Singer Sargent, El Jaleo, 1882

È qui la festa? Qui non siamo ad Abano Terme.

Festival di Woodstock, 1969

Qui siamo a Woodstock nel 1969 e questa gente è ricoperta di fango, nel fango si rotola e nel fango sguazza.
Balzac nel suo Illusioni perdute ha raccontato dei giovani eleganti, con le mani guantate, con magnifici bottoni sulle camicie scintillanti di candore, che andavano in giro con un bastone da passeggio «deliziosamente montato» e indossavano la cravate di moda fra il 1820 e il 1830, che consisteva in un foulard inamidato e che era poi ciò che dava al dandy il tipico portamento a testa alta.
Sono, questi, i giovani con i quali il suo protagonista Lucien de Rubempré si paragona amaramente, con i suoi abiti miserabili e i suoi stivali ignobili che si era portato da Angoulême.

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NEWSLETTER #142 E DALLE MACCHINE PER NOI I COMPLIMENTI DEI PLAYBOY

Mary Cassat, Ragazzina sulla poltrona blu, 1878

Biglietto n° 85: La ragazzina nella poltrona blu di Mary Cassat, 1878

I fischi dei muratori. Con le donne, come fai, fai male.
Le guardi e si lamentano.
Non le guardi e si lamentano.
«…un giorno era venuta al suo studio con un vestitino da ninfetta con la gonna a pallone cortissima e si era fatta su i capelli neri in una sola treccia compatta e col suo faccino impertinente da sminfera poteva dimostrare quindici sedici anni al massimo e loro due erano usciti e i garzoni muratori seduti per terra a mangiare dall’altra parte della strada mandavano lunghi sibili e lei ancheggiava in modo abbastanza indecente completamente divertita e a lui stesso la cosa aveva fatto piacere perdio…».
Questo è Dino Buzzati in Un amore, come si capisce dalla gonna a palloncino, nel 1963.

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NEWSLETTER #140 SALVARE LA PELLE (DELLA CAROTA). BIGLIETTO N° 83: NATURA MORTA CON CARDO E CAROTE DI J. SÁNCHEZ COTÁN, 1603

Juan Sánchez Cotán, Natura morta con cardo e carote, 1603

La perfezione è di questo mondo. Non è un toc.
Non è un tic.
Non è finita lì.
«…a elBulli ci sono idee particolari su come una carota dovrebbe essere tagliata. Eugeni (De Diego) lo dimostra, prima pelando la carota, poi allineando la pelle (la buccia) scartata in pile ordinate. Taglia le estremità di ogni carota, poi l’affetta per lungo sulla lama di una mandolina. Quando ha fette perfette, le taglia in bastoncini e poi ancora nei piccoli cubi che la brunoise richiede. Dà colpetti al mucchio di carote – ventiquattro libbre (dodici chili) – e fa segno agli stagisti di mettersi ai lati della tavola centrale. “Per una sola persona, ci vorrebbero dieci ore per farlo”, dice. “Ma con voi tutti, si fa in dieci minuti”».

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NEWSLETTER #141 LA VITA, NO? BIGLIETTO N° 84: IL MONUMENTO A BALZAC DI AUGUSTE RODIN, 1897

Auguste Rodin, Balzac, 1897

Seratine. Finalmente un film.
Un film vero, per prima cosa lungo, 144 minuti, che poi significa che ti devi organizzare un vassoio con la cena e se lo fai dopo un po’ più di un’ora dall’inizio, va bene.
Però va ancora meglio se prima ti sei aperto una bottiglia, tutti nel film bevono e bevono continuamente, fra l’altro in bicchieri bellissimi, quindi conviene che ti apri la bottiglia giusta e che la servi nei giusti bicchieri.
E tutti nel film mangiano, in locali diversi, che salgono e scendono di tono, insomma, conviene che mangi pure tu e pure se lo fai nel tuo stile, non ti senti fuori dalla storia.
Anzi.

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NEWSLETTER #139 SPAESAMENTI. BIGLIETTO N° 82: LE DONNE DI ALGERI DI EUGÈNE DELACROIX, 1834

Eugène Delacroix, Donne di Algeri, 1834

Del turismo. «Quanto a vedere la città, non ci pensava per niente, essendo di quella rara razza di inglesi che fanno visitare dai loro domestici i paesi che attraversano».
Questo è Jules Verne nel suo Il giro del mondo in 80 giorni e l’inglese che fa turismo per procura è il protagonista, Phileas Fogg.
E qui prende in mano la narrazione George Perec, che nel suo Espèces d’Espaces (Specie di spazi) del 1974 parte alla conquista dello spazio, non quello là, bensì questo qua, la pagina, il letto, la camera, l’appartamento, il palazzo, la strada, il quartiere, la città, il paese, il mondo, tutti posti che sono qua che personalmente trovo ben più suggestivi dei posti che sono là.
Nel capitolo che si intitola come questo paragrafo della Newsletter, e viceversa, lo scrittore dà queste istruzioni: «Piuttosto che visitare Londra, rimanere chez soi, all’angolo del camino e leggere le insostituibili indicazioni che fornisce il Baedecker (edizione del 1907)».

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