Mi arrampico fino all’ultimo ripiano della libreria bianca di sinistra nel mio studio.
Cerco il libretto della Tosca, voglio controllare una citazione.
I libretti sono tutti scombinati, il Tristano e Isotta prima dell’Andrea Chenier e di Norma.
Che è successo.
È successo che Irina ha spolverato e, come fa lei quando i libri non sono troppo pesanti, ha tirato fuori tutto dallo scaffale e poi tutto ha rimesso a caso.
Prendo i libretti e li metto sul tavolo della cucina.
Aspetto a sistemarli.
Quando Irina ritorna, dopo la cerimonia del mattino, il caffè, gli abitini dell’orso, le mostro tutti i libretti e le chiedo se sa che cosa è l’alfabeto.
Lo sa: A, B, C.
Le chiedo se sa che cos’è l’ordine alfabetico.
Più o meno.
Le spiego che da me sono in ordine alfabetico i cataloghi d’arte, in salotto, i romanzi, le guide turistiche e i libri di moda, nel mio studio.
I libri di cucina, i fumetti, i manga e non so che altro stanno messi in modo meno rigoroso.
(Le riviste hanno un numero e sono in ordine crescente).
Le spiego che se lei mi scombina l’ordine alfabetico, io non trovo più i libri.
Lei mi risponde, sì, d’accordo, ma io non vedo la A, la B e la C sui libri.
Le spiego che l’ordine alfabetico sta nei titoli.
«Ah», mi fa lei, sorpresa.