Ieri sera ne ho fatta una grossa.
Voi dovete sapere che io sono una persona metodica, precisa, puntuale, affidabile, per niente distratta, sempre presente a se stessa.
Sono anche un’abitudinaria, ma questo, in questo caso, non c’entra.
Tutto ciò è frutto poco del carattere, molto di più della disciplina.
Come diceva Flaubert «Siate regolari e ordinati nella vostra vita in modo da essere violenti e originali nel vostro lavoro». Io questa massima ce l’ho scritta a caratteri cubitali sul moodboard vicino alla mia scrivania, quindi non me la scordo.
Del resto, se io nella mia vita facessi e avessi fatto uscire l’altro mio lato, quello caotico e inquieto, non caverei e non avrei cavato un ragno dal buco.
Ieri sera, però, è successo.


Sarà che avevo finito le lezioni dell’anno ed ero rilassata e contenta, fatto sta che ho detto stasera apro quella bella bottiglia di Prosecco.
E, siccome volevo darle un aspetto più di festa, l’ho messa in uno dei cassetti del freezer, con il timer puntato sui 15 minuti.
Poi, però, è uscita fuori la Falanghina mossa e allora io che ho sempre le idee chiare, soprattutto su quello che voglio bere, l’idea l’ho cambiata, ho tirato fuori il Prosecco, ho servito la Falanghina (in coppa).
Fin qui ci siamo?
Bene.
Però la Falanghina,  a un certo punto, si è pericolosamente avvicinata alla fine, quindi è riuscita fuori l’ipotesi Prosecco.
Dunque, di nuovo, freezer.
Solo per 15 minuti.
Solo che non ho puntato il timer. Così almeno mi sembra, mica mi ricordo, quando uno finisce le lezioni di un intero anno ha pure il diritto di distrarsi un momento.
Non me ne sono ricordata stanotte. Ogni tanto di notte mi vengono fulminazioni e idee, proprio perché sono una persona sempre presente e faccio fatica a staccare del tutto. Prendo un appunto, mi alzo e accendo lo scaldabagno, mi capita pure di dare un’occhiata alla lavastoviglie.
Stanotte, invece, manco per niente.
Ho dormito facendo sogni complicatissimi, ero partita, avevo parcheggiato la macchina dove non avrei dovuto, proprio davanti alla stazione dei vigili, quando ero tornata la macchina non c’era più e al suo posto c’era, attaccata al muro, una multa.
In tutto quel via vai, parti, torna, cerca la macchina, non si è affacciato nemmeno il collo di una bottiglia di Prosecco.
Stamattina, mente fresca e lucidissima.
Ma, prendendo dal frigorifero la marmellata per la colazione e facendo una specie di inventario, mi accorgo che qualcosa mancava all’appello.
La bottiglia di Prosecco.
Che fosse stata bevuta in stato di ebbrezza? Quando uno finisce l’anno di lezioni tutto è possibile. Però almeno il vetro sarebbe sopravvissuto ai festeggiamenti.
Invece, niente.
Un lampo mi attraversa la mente: il freezer.
Infatti. Il Prosecco stava lì dentro, coricato, il tappo di sughero esploso con tutta la gabbietta e tutta la capsula, un lago di forma simile a quelli finlandesi (lo so perché c’è un designer che li cita in un famoso vaso di cristallo) che si stendeva sul fondo del cassetto.
Il botto deve pure essere stato forte, come ho fatto a non sentire niente? Probabilmente la chiusura ermetica dello sportello ha attutito il suono.
Il mio bel Prosecco diventato la granatina di se stesso.
E adesso, che faccio?
La bottiglia aveva sul fondo ancora un po’ di ghiaccio, l’altro, il lago di Finlandia, l’ho raccolto con un cucchiaio e l’ho rimesso con un imbuto al suo posto. Probabile che il vino si sia rovinato, o forse è arrivato finalmente alla temperatura giusta, bien frappé, come dicono in Francia, loro sì, che se ne intendono.
Non so quale sia il risultato del mio recupero, non bevo mai alcolici prima delle 18:00, fa parte delle regole del gioco.
Danni? Niente. Ho messo il cassetto del freezer in lavastoviglie, lavaggio delicato, mi sono ricordata che devo sbrinare il frigorifero, ora che ho finito le lezioni posso pure mettere l’operazione (circa una settimana di lavoro) in calendario, nel frattempo il cassetto è ritornato al suo posto e la bottiglia, piena per 3/4, sta tutta bella in frigorifero, con il tappo speciale che si usa quando, molto, ma davvero molto di rado, avanza un rifermentato e viene conservato per il giorno dopo.

Come se niente fosse successo.
Anzi, nemmeno mi dispiace aver fatto l’esperienza che mi è passata mille volte per la mente: che succede se in una sera di obnubilamento metto una bottiglia con tutta la sua effervescenza a freddare seriamente e poi me la scordo?
Questo, succede: niente.