@nourkandler, Mela e caramello

Il fatto è che hai perduto il gusto di vedere, di sentire, di accogliere, e ora ti mangi il cuore

Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 2 febbraio 1944

È uno con delle idee, quello che ha inventato l’hamburger.

Norm Cox, Hamburger Menu

Non l’hamburger che si mangia, ma quello che abbiamo tutti sul nostro telefono o sul nostro computer, le tre lineette sovrapposte, proprio come gli strati del panino con la carne, che elencano il contenuto di un sito o di un’app.
Pure se i super specialisti di cui sono andata a vedere il parere dichiarano che è un autogol perché non si capisce che cosa significa e nasconde invece di rivelare.
Ma in informatica non si capisce quasi niente se non te lo spiegano, quindi, dissento.
E apprezzo l’hamburger.

È un’altra con delle idee, quella che si è messa a riprodurre il vintage.
Per me che trovo brutte le scarpe contemporanee, una manna e un divertimento, andare a curiosare fra le calzature da lei prodotte, che citano modelli che vanno dal 1900 al 1950.

Appena l’estate si accenna, mi compro i sandali.
Da questo paio di esempi, si è capito di che cosa ci occupiamo oggi.
Come diceva Rubens, che era un raffinato poliglotta, «chacun a sa grâce», che tradurrei qui con «ciascuno ha il suo talento».


Oggi, con alcuni esempi, proviamo a parlare di questo, meglio, di dove sono le sue radici e di quanto è importante averne cura.

@the_food_obsessions, Apple

Con il contributo di alcune immagini di dolci in forma di rosa, perché per me, questi che fanno alta pasticceria sono fra i veri artisti della nostra epoca, capaci di trasformare la materia e di darle un altro senso.

Siamo tutti d’accordo che la creatività va protetta e coltivata.
Io la paragono un po’ alla potenza virile, ma sono donna, quindi è probabile che abbia della faccenda una visione parziale.
(E meno male).
Non ci sono mai garanzie di durata, tutto influisce, promettenti fioriture sono seguite da un’aridità di cui non si vede la fine.
Qualche esempio.
La scrittrice-editrice che ha pubblicato a ventotto anni una gran bella autobiografia, nella quale raccontava la sua sofferenza: cocainomane, con una storia d’amore disgraziata e senza uscita e un amplissimo tributo ai romanzi e ai film da lei frequentati.
Praticamente una miniera di suggerimenti.
Così come la sua passione per la moda, alla luce della quale ho cominciato anch’io a occuparmene, aprendo una stagione della mia vita durata otto anni, durante i quali ho insegnato Storia della moda in Accademia e ho rifinito la mia preparazione di storico dell’arte.

Frida Bäcke, Mela e camomilla

Risolta la cocaina, messa su famiglia con un uomo relativamente regolare, un musicista, fatti due figli, tutto è cambiato.
Ho acquistato e lasciato lì i due romanzi successivi, che andavano spegnendosi.
Il terzo, uscito quest’anno, non ho pensato nemmeno per un attimo di procurarmelo, mi è bastata la lettura di una decina di pagine proposte in rete.
Era più ispirante la tempesta della quiete.
Medesima cosa per il paio di blogger che seguo, che sono diventate tranquille, quindi, noiose, le donne pagano prezzi alti quando tutto funziona, buon per loro, però tu ti accorgi che puoi farne a meno.
E cerchi altro.

Importanza delle fondamenta.
«Io, se non posso andare in Abruzzo, quando bevo un Trebbiano abruzzese leggo almeno qualche riga di D’Annunzio», scrive Camillo Langone.
Che è un misogino, ma pure Pavese lo è e non è che io non li legga per questo motivo.
Scrivessero tutti così bene, i misogini.
Ho trovato perfette le righe di D’Annunzio come viatico per il Trebbiano, ci vuole poco e fa subito atmosfera.

Come sapeva bene uno che come Abruzzo di elezione aveva una città un po’ più agitata della paciosa regione italiana.

Nelson

Nelson Algren è il romanziere tipico di Chicago, iscritto nella tradizione del realismo sociale, che cerca la sua ispirazione fra gli emarginati, il sottoproletariato urbano, fra miseria, alcol e gioco d’azzardo.
È suo A Walk on the Wild Side (1956), Lou Reed sarebbe arrivato dopo.
Algren e Pavese, fra l’altro, si somigliano: nati a un anno di distanza uno dall’altro, con occhiali simili, solitari, fumatori («La vita senza fumo è come il fumo senza l’arrosto», il secondo, 20 dicembre 1935).
Noi conosciamo Algren soprattutto per la relazione amorosa che lui ha avuto con Simone de Beauvoir.

Zoë François, Almond Bundt with Buttercream Roses

Durata diciassette anni, a partire dall’incontro con lei, avvenuto nel 1947, è ricostruibile attraverso un volume dell’autobiografia di lei (La forza delle cose), un romanzo (I Mandarini) e soprattutto le lettere. Solo quelle di Simone, perché la pubblicazione di quelle di lui è stata proibita «senza spiegazione né giustificazione» dai suoi agenti americani.
Ma il materiale che abbiamo a disposizione basta e avanza.
Simone de Beauvoir è stata una grande amourouse, ha avuto non pochi amanti, si è apertamente e appassionatamente innamorata di Algren e si rivela nella corrispondenza di una tenerezza che non eravamo abituati a sentire, di una carnalità che, fra l’altro, le si attaglia perfettamente.
Lei scrive in inglese, sostiene di essere un po’ limitata per questo motivo, ma a me non sembra per niente.
Da una parte, Parigi e tutta la sua vita intellettuale e mondana.
Dall’altra, il suo sposo americano.
«…si può amare un uomo quando si va a letto con lui, amarlo di cuore perché si è soddisfatti fisicamente, e amarlo fisicamente ancora di più perché il corpo si identifica col cuore. Con voi, io non ho mai sentito la differenza fra il piacere e l’amore, non più che fra il mio corpo e il mio spirito. È una donna completa che vi desidera».

@jt_patisserie, Red

Qualunque donna capisce il peso di una dichiarazione del genere e credo che in molte avremmo già preparato la valigia per raggiungere il «mari à moi».
Sì, ma Sartre, in tutto questo?
«Presto io e Sartre ci attaccammo l’uno all’altra, io avevo 22 anni e lui 25, gli donai con entusiasmo la mia vita e me stessa. È stato il primo uomo con cui sono andata a letto, nessuno prima mi aveva nemmeno baciata…un amore peraltro che si avvicina di più a una fratellanza assoluta – sessualmente, non fu una perfetta riuscita, essenzialmente a causa di lui, non è attratto dalla sessualità. È un uomo caloroso, vivace, in tutto salvo che a letto. Ne ho avuto presto l’intuizione, malgrado la mia mancanza di esperienza, e poco a poco, ci è sembrato indecente continuare ad andare a letto insieme. Lasciammo perdere dopo otto, dieci anni, poco coronati da successo in questo campo».
Ecco serviti, fra l’altro, tutti coloro che blaterano e hanno blaterato di amore necessario e di amore contingente, di coppia aperta e di relazioni amorose ispirate a quella dei due filosofi.
Il trucco c’era. Ed è uscito fuori.
«Sono pronto a sposarvi, sul momento». Prima che Simone torni a Parigi, siamo nel 1948, Algren, che si mostra imbronciato, contrariato, sgradevole, le rivolge questa proposta di matrimonio mentre ascoltano del jazz al Café Society a New York.
Hanno fatto insieme un viaggio di due mesi risalendo il Mississippi fino a New Orleans, poi nello Yucatan, in Guatemala e Messico.
Se volevi una vita avventurosa, eccotela.
Lei non accetta.
(Mio appunto a matita alla fine del capitolo: «forse sei stata sciocca e hai fatto male»).

Linda Lomelino, Rose Cupcakes

Gli scrive da Parigi cercando di spiegarsi: «Non posso, semplicemente, fare altrimenti».
In tutto questo, la guerra, i pacchi di lui col whisky nascosto nella farina, lei che continua a chiamare lui «mia carne e mio sangue», l’assunzione di pastiglie stimolanti, lui, appena possibile, raggiunge lei a Parigi e viaggiano in Europa, vengono anche a Roma, nel 1960 si vedono l’ultima volta.
La lettera finale data al novembre del 1964 e si chiude con un «Come sempre, con grande amore».
Ma perché lui non ha raggiunto lei.
Perché non poteva staccarsi da Chicago, perché l’ambiente della malavita in cui lui viveva era la sua fonte di ispirazione, perché senza i tossici con cui divideva le giornate lui non avrebbe saputo che cosa scrivere.
Perché la bufera gli era indispensabile per la sua produzione letteraria, quindi, per la sua esistenza.
I motivi di lei sono stati di ordine etico.
Quelli di lui, creativo.
Simone de Beauvoir riposa al cimitero di Montparnasse, nella medesima tomba di Sartre.
Lei però è stata sepolta con al dito l’anello che le aveva regalato Algren, che lei non si è mai sfilata.

Cédric Grolet, Apple Pie

Da questi pochi appunti capiamo che ci sono persone per le quali la creazione è più importante di tutto il resto ed è probabile che fra di esse siano più gli uomini che le donne, che creano diversamente.

A oggi potremmo pure pensare che si crea nella tormenta, vedi Pavese, che, se non avesse sofferto quello che ha sofferto, non avrebbe compilato nemmeno la metà del suo Mestiere di vivere.

Un ultimo esempio.
Di Marco Lodoli ho una conoscenza simpatica e superficiale, diciamo che se penso a un insegnante, penso a lui.
Ebbene, lui che abita nel quartiere Trieste, per me il vero quartiere borghese ed elegante della città, insegna Italiano all’Istituto di Istruzione Superiore di via Lentini alla Borghesiana, estrema periferia est di Roma.
Ho controllato e c’è il suo nome nell’elenco dei docenti.

Marco

Perché non chiede il trasferimento e non si avvicina a casa, spostamento cui agognano tutti coloro che salgono prima in macchina (o in autobus), poi in cattedra la mattina.
Perché se va a scuola nel quartiere scicchettino, poi che racconta.
Lì, invece, il materiale narrativo abbonda, come quando lui riferisce dei colloqui con i genitori e uno si aspetta che arrivi un padre tipo libro Cuore e invece ti si para davanti uno tutto tatuato e con i braccialetti.
Giustamente, altrimenti, il figlio, di chi sarebbe figlio.

Ed eccoci arrivati a una prima, provvisoria conclusione.
E se avete qualcosa che non quadra nella vostra vita, ricordatevi di quello che dice Luigino Bruni, economista di razza: la povertà ti stimola a muoverti e a cercare soluzioni a essa.
E di quello che ha detto a me sospirando un avvocato, principe del foro, che mi aveva invitata al bar e che voleva raccontarmi del figlio, un lavativo sfaccendato: il bisogno è un ottimo motivo per alzarsi dal letto la mattina.
E se non ce l’hai, chi te lo fa fare a metterti diritto in piedi.

Proprio come succede con il talento, che è un po’ come la povertà e come il bisogno: ti dà una bella spinta, a patto che tu rispetti le sue radici.

Christine Benedicte Røsaker, Chocolate Extravaganza