Mela Koehler, Auguri di Felice Anno Nuovo, 1919

Il titolare dell’Informatica Enea mi ha sistemato il telefono, che adesso fa di nuovo quello che non faceva da un po’, per esempio scaricare le foto sul computer.
Mi sono così ritrovata con seicentosessantotto foto in una nuova cartella, io che faccio pochissime foto, chissà con quante cartelle con quante foto dentro si ritrovano quelli che fanno foto continuamente.

Un incubo.

L’uomo è giovane. E grasso.
L’uomo non è grasso come gli uomini che ingrassano ma come quelli che nascono grassi, per intenderci quelli che nelle gite scolastiche stanno sempre alla fine del gruppo con in mano un panino imbottito.
L’uomo è grasso e porta occhiali con una montatura spessa.
Ha un neo sopra la bocca, io vedo sempre i nei, mi saltano subito all’occhio, come del resto tutti i dettagli.
Quel neo sulla bocca, che sembra quello di una damina del Settecento veneziano, lo rende un po’ goffo.
Ma l’uomo è goffo perché è grasso.
L’uomo grasso ha un look un po’ suranné, capelli con la scriminatura tirati indietro, cravatta inamovibile e gilet.
Ma l’uomo ha un’intelligenza brillante, per cui finisce che gli perdoni tutto.
Questa cosa che agli uomini grassi e con un look suranné ma con un’intelligenza brillante uno perdoni tutto mi lascia perplessa.
Mai che con una donna ci fosse un’identica capacità di perdono.
E non sto parlando solo delle donne grasse o fuori moda.

Oltre ad avere un’intelligenza brillante, che gli frutta un posto delicato e importante al Bureau, l’uomo ha anche ragionato sulle donne.
E quello che pensa delle donne esce fuori durante l’interrogatorio che lui fa a Iode 3, uno jihadista cattivo.
«Je suis comme toi, j’ai peur des femmes».
«Sono come te, ho paura delle donne».
Ovvio che a una donna si drizzano di colpo le antenne.

E continua. E gli dice più o meno, siete bravi, voi, che le donne le coprite dalla testa ai piedi, così non le vedete, mentre noi le vediamo continuamente, sul lavoro, al ristorante, sulla metropolitana.
Poi domanda allo jihadista se ha mai visto una donna avere un orgasmo.
Dice che per loro uomini, appena comincia, è finito.
Per le donne non finisce mai.
E gli dice che lui la prima volta è rimasto siderato.

L’uomo grasso ha paura, non solo delle donne, ma anche di quello che sta interrogando, e gli viene una crisi e deve uscire dalla tenda e prima si era messo a pregare, bisogna che cominciamo a pregare anche noi come prega lui, perché lui prega dicendo che è sicuro che fra poco gli verrà un’otite e tu non capisci se sta pregando che l’otite non gli venga o se l’otite è una delle sue fissazioni, ognuno ha le sue, io, per esempio, potrei mettermi a pregare dicendo domattina mi sveglio e sono senza voce.
Mi è successo un sacco di volte.
Come forse all’uomo grasso è successo un sacco di volte di avere un attacco di otite.
Mentre lui parla delle donne, ci sono degli uomini che ascoltano nella tenda vicina e la macchina da presa passa sui loro volti, anche su quello di Jean Paul, che è un duro carinissimo e che è ancora più carinissimo a confronto dell’uomo grasso.
Drôle de ménage!, come scrive Rimbaud, che chissà se aveva previsto una coppia assortita come quella di Jonas e Jean Paul.
(Ma Rimbaud è un veggente e ha previsto tutto).

Jonas e Jean Paul

È ovvio che una donna con le antenne drizzate guarda il viso di Jean Paul  e lo percorre come un panorama cercando di capire se lui è d’accordo con quello che sta ascoltando, lui che è così duro e sicuro di sé.
(Li conosco, io, gli uomini duri e sicuri di sé).

Nessuno aspetta a casa Jonas. Quando una collega glielo chiede, lui dice che forse qualcuno sì, uno con un’ascia in mano.
Per la collega è la medesima cosa.
Del resto era prevedibile, con la vita che fanno questi, come fai ad aspettarli.

La Stagione 5 è cominciata con un altro attore formidabile e da sempre destinato al cinema d’autore. Da sempre perché lui è figlio di uno dei registi più sofisticati dell’ultima frangia della Nouvelle Vague e il padre, quando lui era bambino e pedalava sul triciclo, già lo filmava.
Anche l’attore ha parecchi nei, ce li aveva pure da piccolo, mi ricordo che quando vidi una rassegna dedicata al padre presi addirittura un appunto sul mio Journal in questo senso.
L’attore formidabile interpreta il ruolo di uno che si chiama Andrea e parla italiano e anche qui è figlio di un padre che già faceva quello che fa lui adesso, nel senso che pure lui lavorava per il Bureau e ha tirato su il figlio perché sembrasse italiano.
Il suo nome in codice è Mille Sabords.

Captain Haddock

La sua professione è avventuriero e trafficante di tecnologie high tech.
È appena arrivato e già ha fatto cose mozzafiato, per esempio arrampicarsi in 4 x 4 su una duna, il famoso «dune bashing», attività popolare negli Emirati, che i turisti apprezzano molto.

Mille Sabords

(Il fatto di vedere una serie mi dispensa dall’andare personalmente negli Emirati e, soprattutto, di fare il dune bashing).

Ho letto tutte le recensioni che ho trovato, a me piace sapere come le cose vanno a finire. Una diceva che nella Stagione 5 Mille Sabords «détonne».
«Détonner» significa detonare.  Ovvero, produrre uno scoppio, un’esplosione.
Ma pure dire che lui è favoloso può andare.
L’anno si annuncia formidabile.

La donna è giovane, caruccetta e ha una voce da scema.
Ha scritto un libro e, con tutto che l’hanno aiutata, scrive come una studentessa di terza media poco dotata.
Lo so perché una volta ho sfogliato il suo libro alla libreria a via Nazionale, ho letto una pagina e mezza e l’ho rimesso dove stava, in mostra.
Il libro ha venduto un sacco di copie e lei è una famosa.
L’altro giorno l’ho sentita che dichiarava che più sei bella, più gli uomini ti fanno le corna.
La frase è sua, io non mi esprimo mai in questi termini.
Mi ha fatto venire in mente una mia domestica filippina, che una volta raccontò di avere sposato un uomo brutto perché pensava che lui le sarebbe stato fedele.
Sbagliando.
Insomma, come fai, fai male.
Anzi, come sei, sei fatto male.
E non hai nessuna garanzia di lealtà da parte di quelli che frequenti.

Inoltre.
Rocambole, già Phénomène, si presenta come «una vedova nera, una tarantola» e dice che non può impedirsi di dire a se stessa che sarà ancora quella attraverso la quale arriverà la sfortuna.
La donna un po’ scema presenta se stessa come una bella cui tutti gli uomini fanno le corna (la frase è sua, io non mi esprimo mai in questi termini).
Trova la differenza.

Ho visto la giovane e bella donna un po’ scema in un video che ha pubblicato un mio studente.
Non sono riuscita a vederlo tutto.
Prima e dopo di lei c’erano le peggiori scene che si sono viste nell’anno appena finito in televisione.
Io non vedo la televisione, quindi per me è tutto inedito.
Mi chiedo come facciano tutti ad assistere a spettacoli come quelli, mi chiedo se per caso non siano infetti, uno guarda quelle cose in televisione e poi vive come vive un sacco di gente.
In modo indecente, volgare e immondo.
Gente bella o brutta che sia.

Come possano le donne definire Principe Azzurro un noto ballerino cui le donne non piacciono per niente, per me rimane un mistero.
Con tutti gli uomini che ci sono sulla faccia della terra, belli e brutti.
E non venite da me a parlarmi di arte.
Per piacere.

Ieri ho fatto un Sorbetto fantastico.
Me lo dico da sola.
Lo so, non si fa, ma voglio farmi gli auguri.
Me li merito. Il Sorbetto portava il numero di opus 34, nel senso che faccio Sorbetti da trentaquattro settimane, che non ho mai interrotto e che ho sempre avuto il mio pubblico.
Anche ieri che era il 31 dicembre. Anzi, ieri c’erano praticamente tutti e c’era pure qualcuno imbucato, come è giusto che sia perché ieri c’è stata una festa.
Io non amo le feste, sono una malinconica e solitaria, lo so che non si direbbe e va bene così. Io non amo le feste ma ieri la festa che ho organizzato è venuta benissimo.
E sono stata molto chiara.
Voi sapete, quelli che vogliono provare tutte le droghe e quelli che vogliono provare tutte le donne.
Non proprio così perché io non sono tossica e perché sono donna, ma il senso è quello.
Io voglio provare tutto professionalmente: sperimentarmi, misurarmi, inventare, proporre.
Cambiare idea, tornare indietro, cancellare, ricominciare daccapo inventando altro.
I Sorbetti sono un po’ il succo di quello che vado cercando di fare da sempre: definire una storia dell’arte diversa da quella che si fa nelle aule universitarie o in televisione. Dove la storia dell’arte è fatta da una squadra di sceneggiatori e da uno che la recita a pappagallo o da uno che stava nel video con il peggio dell’anno appena trascorso prima o dopo, non mi ricordo, quella cui tutti gli uomini fanno le corna.
Io voglio fare una storia dell’arte leggera ma seria, dove si toccano fra loro argomenti diversi che a rigore non sarebbero destinati a toccarsi.
Come complemento dei Sorbetti ho inventato le Cialde, alle quali sto lavorando.
Le cialde capita che stiano sui sorbetti, l’idea della Cialda è quella del sorbetto da passeggio, che in dieci minuti l’hai fatto fuori e ti lascia un buon sapore in bocca.
Sono stata molto chiara. Ho detto che non mi interessa il podcast per produrre il quale lavorano nove persone: io vado cercando il massimo dei contenuti con il minimo di forma tecnologica.
E finisce che con un po’ di fortuna e con parecchi auguri, ci riesco.

Nessun segnale, come la schermata che appare sulla mia televisione quando l’accendo, cercando di non guardare quello che compare sullo schermo nei pochi secondi che intercorrono prima della schermata del lettore di dvd, che attivo dopo un attimo.
Poi, però, funziona tutto alla grande.
E l’anno nuovo sarà così: ci saranno pure assenze e mancanze, ma poi lo spettacolo ci sarà e sarà impareggiabile.
Esploderà, mozzerà il fiato, riempirà la vita, aprirà orizzonti nuovi di avventura e ricompensa.

Insomma, il 2021 sarà un anno fantastico.