Carl Larsson, Model Writing Postcards, 1906

Radio Days. La radio non dovrebbe farlo.
La radio non dovrebbe mandare repliche.
Dopo due mesi di repliche, alla radio hanno annunciato tutti contenti che cominciavano le repliche.
Mi sfugge la logica, credo che non ne abbiano una, i programmi sono comunque, con poche eccezioni, inascoltabili.
Una redazione di sette persone e nemmeno un’idea.
Laddove la radio, per definizione, è uno che fa tutto da solo, solo con la voce. D’accordo, poi c’è un tecnico. Ma quello fa, appunto, il tecnico.
Non fa mica la redazione.

Irina/Irene. Irina non so come abbia fatto, ma ha detto una frase complessa in italiano.
La frase suonava così: «Sono molto provata psicologicamente e ho bisogno di una vacanza».
Le ho chiesto da chi aveva sentito quella frase.
Ha chiesto lei a me dove era sbagliata.
Non era sbagliata, anzi, ma non era da lei.
L’organizzazione di Irina dovrebbero studiarla, credo che le venga da una vita durissima, dalla famiglia con otto figli, dal padre che quando beveva picchiava la madre.
Lei mi ha detto che ha ventitré fra amiche e parenti che fanno il suo medesimo lavoro, le pulizie, e che mi avrebbe mandato qualcuno.
E il qualcuno non me l’ha mandato ma se l’è portato.
Un martedì è arrivata con Marilena, tutte e due con la mascherina.
Ho offerto loro caffè e tè, dolcetti, frutta.
Poi si sono messe sotto e in due ore e mezza in due hanno pulito la mia casa.
Mi sono molto divertita a sentire Irina, che non ha ancora capito qual è il verso della griglia dei fuochi della cucina a gas, dire a Marilena, detta Marì, fai così e così, qui stanno i detersivi e queste sono le spazzole per i libri e i pennelli per i mobili (per i libri ho spazzole e per i mobili ho pennelli bellissimi, di fabbricazione tedesca, di cui vado orgogliosa e sono gelosa. A Irina li presto perché lei li guarda incantata e l’incanto conforta la gelosia).
Poi il venerdì successivo è venuta ancora Irina da sola, poi il martedì della settimana dopo, questa settimana qui, è venuta Marì senza Irina.
Stiamo facendo amicizia.
Il marito l’ha tradita e l’ha lasciata sola con una figlia, allora piccola.
Me l’ha detto subito.
Sono passati anni.
Le ho detto che era ora di guardarsi intorno e che il mondo è pieno di uomini.
Lei mi ha detto che non si fida più.
Io ho rilanciato: per uscire con un uomo, mica bisogna fidarsi.
Verrà da me fino al 14 agosto, quando tornerà Irina.
Se mi ci metto, la convinco. A tornare a frequentare gli uomini.
E a dimagrire e a smettere di fumare.
(Ma in casa mia mi ha detto che non fuma. Io le ho detto che poteva pure fumarsi una sigaretta sul balconcino, gli ospiti lo fanno).
Irina mi manda WhatsApp in cui mi dice che si annoia, sapevamo che non può andare in Romania dalla madre per via dei contagi.
Mi dice che vuole andare al mare.
Mi chiede come va con Marì.
Con Marì va benissimo ma senza di te sono triste.
Irina è vanitosa, affettuosa, entusiasta, giocosa, impegnativa.
Le dico che sento la sua mancanza.
Ed è vero.

Hair. Il mio parrucchiere, che è stato chiuso due mesi e che ha riaperto in uno stato d’animo di riconoscenza nei confronti delle clienti che mai gli avevo visto, ora chiude per tre settimane.
Gli ho detto, ma scusa, quest’anno non potevi fare diversamente, che ne so, quindici giorni.
(Il lasso di tempo che passa per me fra un appuntamento e l’altro).
Niente da fare.
Le vacanze sono vacanze.
Mi sono così nuovamente industriata a prendere tutti gli appuntamenti fino a novembre.
Anzi, gli ho detto: per l’ultimo taglio, il 7 agosto alle 16:30, facciamo che prendiamo gli appuntamenti fino alla fine dell’anno, compreso il Natale.

My Beautiful Laundrette.  Non lo sanno loro, ma lo sapete voi. Io ho due lavanderie. Una, quella della signora Anna a due passi da casa mia, dove porto a stirare le lenzuola. L’altra, quella del signor Michele a via Flavia, l’ultima veramente artigiana di Roma, che serve l’Alta Moda e che si è occupata delle camicie di Obama quando è venuto a stare dalle nostre parti per qualche giorno.
(Da lì mi sono fatta l’idea che sull’Air Force One non c’era posto per il cambio del Presidente).
Le mie due lavanderie, dopo due mesi di chiusura, chiudono entrambe per un mese ancora.
Ma la signora Anna, che è una delle persone che più stimo al mondo, lascia Glenn, il filippino, provetto stiratore, due volte a settimana.
E mi ha spiegato che io posso portare le lenzuola il mercoledì, bussando alla saracinesca, e ritirarle il venerdì, ancora bussando.
La notizia mi ha riempita di gioia.
Già mi ero rassegnata a stirarmi le lenzuola da sola nel mese di agosto.
Ci riesco, mi sono già misurata con loro durante il confinamento.
Migliorandomi molto.
All’inizio, quattro ore, tutta una mattina, per un solo lenzuolo (si tratta di pezzi dell’Ottocento, in lino tessuto a mano, ricamati)
Più il confinamento proseguiva, più mi facevo esperta: in un’ora risolvevo.
Ma è sempre un incubo.
Ho detto a Glenn, guarda che tu mi devi aiutare ad agosto, io mica posso stare con il pensiero delle lenzuola.
Lui mi ha risposto: «Certo».
Certe certezze, quanto mi piacciono.
Quanto al signor Michele, ho fatto in tempo a portargli una delle coperte matrimoniali grandi, quella nuova.
L’altra l’ho messa in lavatrice.
La mia copertina più bella, in baby alpaca, morbida come la pelle di una bella donna, che loro sulla ricevuta hanno definito pleid.
Due dei miei tre blue jeans nuovi di quest’anno.
Primo lavaggio. Sui blue jeans sono stata categorica: li passo a prendere fra 48 ore.
Il terzo paio, quello coi bottoni, al momento non lo lavo perché lo sto mettendo quando esco.
Ne riparliamo a settembre.

Newsletter.
Sono abbonata a tre Newsletter. Una è noiosissima e le butto un’occhiata ogni tanto. Arriva il martedì.
Il venerdì è il vero giorno delle Newsletter.
Quella del pomeriggio, ore 16:00 circa, è di una blogger francese che seguo, seppure a intermittenza, da anni.
Lei ha scritto che sospende l’invio perché va in vacanza.
Poco male, ormai mi sta seccando.
Mi chiedo perché, dico perché io dovrei leggere le riflessioni di una che ha deciso di non indossare più il reggiseno laddove io sono convinta che la biancheria intima sia uno degli aspetti più interessanti della vita di una donna, io faccio follie per procurarmela e il reggiseno è secondo me il vero indumento femminile, molto più della gonna.
Ormai la blogger mi esaspera.
Ha lasciato lo psicologo dopo diciannove anni.
Il marito, inglese, si chiama Mark, legge tutto quello che lei scrive prima che lei lo pubblichi.
Ha un figlio ragazzino che, giustamente, si è stufato e ha diffidato la madre: guai a te se parli ancora di me.
Secondo me Gustave è l’unico che in famiglia ha capito tutto.
Poi, va bene e d’accordo.
Oggi tutto è confessionale e condiviso.
Ma il reggiseno, no. Non può esserlo.
E tu la devi piantare di fare certe dichiarazioni. Ché poi le tue seguaci ti danno pure retta e rilanciano, fino alla noia.

E poi c’è l’altra Newsletter del venerdì, quella delle ore 9 e 01, 02, 03, certi giorni 04.
Di solito arriva quando Irina sta seduta sul mio sgabello in cucina e prende il suo caffè. Io sbircio il telefono e guardo.
Puntualissima, arriva la Newsletter dell’Uomo-marketing, quella che lui spedisce a 5.300 persone ma che scrive solo per me.
(Non chiedetemi come faccio a saperlo).
Ci ha provato pure lui.
Ha detto vado in vacanza, quindi niente Newsletter.
A meno che.
A meno che non mi diate un segno del vostro desiderio di leggerla.
(Ah, il desiderio).
Voglio almeno 100 (cento) like di conforto e di conferma.
No, un momento, ma quale like, ma stiamo scherzando.
Ma chi se ne importa delle vacanze.
Ma che è questa storia.
La Newsletter mica è lavoro.
Oddio, certo che lo so, che è lavoro, la sua, poi, è così complessa e piena di roba, io capisco bene quanto impegno ci sta dietro.
Però mi rifiuto di ridurre questa relazione, così piena di sfumature, di anfratti, di lati, di aspetti, di ombre, di luci e di sentimenti, a una mera faccenda di mestiere.
Mi sono arrabbiata, ho detto ma proprio non se ne parla, ho aggiunto ma che razza di idea balorda, a che punto siamo con i like.
Ma andiamo, su.
Risultato. Alle 9:01 del venerdì, lo smartphone ha fatta dling ed era lui.
Non solo aveva scritto la Newsletter, ma era anche la più bella che avessi mai letto, sto dicendo, ricevuto, da quando sono abbonata: un vero esercizio letterario, un po’ distaccato come è lui, eppure caldo e pieno di spunti, un vero concentrato di intelligenza e di capacità di osservare il mondo.
Gli ho pure scritto.
E gli ho detto: vede, come le fanno bene le vacanze.
E poi gli ho scritto di nuovo ieri sera perché avevo voglia di scrivergli.

E lui mi ha risposto oggi, prendendo il tempo che gli serve.
Brevemente.
Ma dicendomi un paio di cose che mi sono piaciute tantissimo.

Chissà se ci vedremo mai.
Ma che dici.
Certo che sì.

Per ora, però, siamo, e rimaniamo, in vacanza.