LADIES FIRST

 

Fernand Khnopff, Des caresses, 1896

I Sapori dell’arte, 5. Lunedì 23 aprile 2018:  Sapore di donna

Una conoscente mi aveva dato il numero di telefono.
La donna, amica della madre, era una specie di sensitiva, che si esprimeva attraverso le carte. Aveva capacità medianiche, per esempio, prima che lui stesso lo sapesse, aveva fatto una brutta diagnosi al marito di Cecilia.
Il fatto era che lei sentiva una specie di fuoco che le divorava la parte del corpo corrispondente a quella affetta da una patologia della persona che le stava davanti.
Io mi ritengo figlia della Ragione e dei Lumi tutti, però quella volta ero veramente confusa e mi dissi o ci vado adesso, o non ci vado più.
Appena entrata, la cartomante mi fece sedere al tavolo davanti a lei, era una donna anziana e affabile.
Mi mise davanti il mazzo delle carte, appena lo toccai lei mi guardò dritto negli occhi.
E lo disse: «Lei fa un mestiere che ha a che fare con l’arte».

Il seguito dell’incontro andò avanti sul medesimo tono, con lei, che non mi aveva mai vista prima e che non sapeva niente di me, che snocciolava tutti i fatti miei, in particolare quelli che mi stavano accadendo.
E quelli che mi erano accaduti.
E quelli che mi sarebbero successi.
Uscii sconcertata.
La sera al telefono mi sfogai con un amico, che era una persona intelligente e complessa. «Una specie di specchio parlante, no? Come altro te lo spieghi».
Non me lo sono mai spiegata.
Quella è stata la prima e ultima volta che mi sono dedicata lucidamente a un gioco che ritengo pericoloso.
Posso capire l’astrologia, che mi sembra interpretare benissimo il mondo; vicino alla mia scrivania ho un tavolino con stampante, vocabolari e cose importanti e, fra di esse, il mio oroscopo che mi fece quando ero ragazza una giovane donna alla quale consegnai del denaro e che di me sapeva solo giorno, luogo e ora di nascita.
Ogni tanto me lo rileggo. Semplicemente, tutto quello che c’è scritto sulla base del mio piano astrale è puntualmente accaduto.
(E adesso venitemi a dire che non ci credete).
Allora d’accordo, l’astrologia, però tutto il resto, no, grazie.
Riconosco ad alcune donne strani poteri di intuizione e di solito sono donne di animo infido e piuttosto ignoranti, come se in loro agisse solo un istinto femminile primordiale, non filtrato da conoscenze culturali.
Ma, per il resto, ci sto, credo nella simpatia, nelle affinità elettive, nell’intuito, nell’amore e pure nel colpo di fulmine, però mi fa piacere capirci qualcosa in quello che succede.

Johann Heinrich Füssli, Tre streghe, 1783

Vi lascio immaginare dunque il mio stupore quando sono venuta a sapere che erano tornate le streghe.
E che allignavano a Parigi, capitale della Francia, ovvero della Ragione e dei Lumi tutti, in luoghi al di sopra di qualunque sospetto, in particolare nell’esistenza di donne intelligenti, coltivate, brillanti, che andavano dalla sorcière come si va dall’estetista.
Personaggi molteplici, un po’ psicoanaliste, un po’ naturopate, insegnanti di yoga, cuoche, conoscitrici delle erbe, in una parola esperte di self-development, che, mi pare di aver capito, è una specie di tunnel in cui ci si infila cercando di raggiungere il peso forma, di incontrare l’uomo giusto, di fare il lavoro sognato (ma anche l’uomo sognato e il lavoro giusto, come idea, non sono male), queste dispensatrici di consigli ormai si presentano apertamente come streghe.
Come se ci fosse un bisogno lacerante di credere in qualcosa di magico, il tutto in un momento di forte presenza della tecnologia.
Lo posso capire, ma alle streghe di ritorno non ci sarei mai arrivata.
Avevo deciso di occuparmi, nell’ambito de I Sapori dell’arte, del Sapore di donna e pensavo di farlo analizzando come, in arte, gli uomini vedono le donne e come le donne vedono se stesse.

Edvar Eriksen, La Sirenetta, 1913

Avendo però incontrato le streghe sul mio cammino, devo tenere conto di questo segno, dunque, vado un po’ a vedere che razza di mostri sono ogni tanto le donne, sirene, chimere, arpie, sfingi, erinni, gorgoni e, fra loro,  meduse,  che ti impietriscono appena le guardi.

Arnold Böcklin, Medusa, 1887

Un simpatico modo di stare al mondo.

Aubrey Beardsley, J’ai baisé ta bouche, 1894

 

 

 

 

Fra di esse, quella che più mi muove a compassione è Medusa, terrorizzata e terrorizzante, con i capelli, che aveva bellissimi, trasformati in serpenti per gelosia di Atena, che non aveva apprezzato che la giovane donna fosse violentata da Poseidone mentre si recava al suo tempio.
(Strane, le dee, no?).
E per Medusa, io, che di solito ho le idee chiare su come voglio procedere, in professione e altrove, mi accorgo che  nascono in me dei dubbi: avrei fatto meglio a fare una lezione solo su di lei? Tante, sono, infatti, le immagini che la raffigurano, un vero trionfo, un’esplosione devota e talvolta obliqua.
Voi guardate, per esempio, l’impertinente Aubrey Beardsley, quello che muore di tisi a 26 anni avendo lasciata interrotta una carriera che  avremmo voluto ammirare completa.
Non sono diventati forse serpenti i capelli di Iokanaan, che Salomè voleva baciare mentre lui non era d’accordo, con il risultato che vediamo, la testa spiccata dal busto, proprio come accadde alla povera Medusa, vittima delle strategie violente di Perseo.
E finalmente, il Battista, nelle mani della mancata amante.

Tiziano, Venere di Urbino, 1538

Ma è ora di procedere e di calmare il gioco.
Torno, quindi, a un’interpretazione maschile delle donne ricolma e lusinghiera, con veneri e ritratti che non fanno più paura, anzi.
Che raccontano il desiderio e l’ammirazione.
L’invito nuziale di Tiziano perché la giovane sposa si abbandoni al gusto delle nozze con Guidobaldo II Della Rovere; il ritratto, praticamente una medaglia astratta e poetica, che Pisanello fece di una principessa non del tutto identificata.

Pisanello, Ritratto di principessa d’Este, 1436

 

 

Rudolph Eickmeyer, Little Butterfly, 1901

 

 

 

 

 

Evelyn Nesbit, di professione modella

La complicità con la modella prediletta.
La sua bellezza.

Jean-Léon Gérôme, Pigmalione e Galatea, 1890

Pretty Woman, Gary Marshall, 1990

 

Ma nessuno scopre mai prima tutte insieme le sue carte, quindi non lo farò nemmeno io.
Solo, vorrei inserire nella lezione dedicata al Sapore di donna anche il tema del Pigmalione, agli uomini piace tanto ricoprire questo ruolo.
E pure il cinema ce lo ricorda.

Tracey Emin

Chiudo qui, devo ancora mettere a posto qualche dettaglio della mia lezione.
Ma certamente vorrei finire ritornando al mio progetto iniziale, fosse pure solo con un cenno.
Dunque, molto mi interessa proporre anche il modo in cui un’artista vede se stessa e fra le tante, tantissime presenze, scelgo Tracey Emin, che prediligo, per frequentazione e conoscenza.
Una creatura sfrontata, dolente, confessionale, senza la quale, mettiamola così, l’arte contemporanea non sarebbe così vera e palpitante.

Vi ringrazio per la lettura e aggiungo una nota. Il titolo di questo articolo dice che le signore vengono prima, sì, perché poi ci saranno gli uomini.
Dopo la pausa di respiro della lezione del 30 aprile prossimo, che sarà dedicata al Sapore del lavoro,  almeno nelle intenzioni arriverà il Sapore di maschio.
Potrebbe essere interessante.

4 Comments

Aggiungi il tuo →

  1. Sabina Albano

    22 aprile 2018 — 22:34

    Vorrei approfondire alcuni aspetti
    Mi affascina la Medusa…
    Grazie di tutto

  2. Ormai questo è diventato il
    mio appuntamento settimanale con te! Che bello!!! In attesa di un abbraccio “carnale” ….ti leggo!!! Grazie!

    • Rosella Gallo

      24 aprile 2018 — 8:10

      Grazie, cara, cerco almeno di farti avere la spilletta ‘CON TUTTI I SENTIMENTI Blog’ e aspetto anch’io di abbracciarti

Lascia un commento

sedici − tre =