Se non credi a quello che vedi, perché vai al cinema?

(citato da Paolo Mereghetti, critico cinematografico)

Forse il trucco è tutto lì.
Tu vedi lui e ci credi.
Perché lui è l’uomo più convincente che io abbia (più o meno) incontrato in vita mia.
Ed è anche il più seducente e tutti gli altri uomini che mi sono sembrati e che mi sembrano seducenti, in confronto a lui, sono dei dilettanti.
Proprio perché lui ti ci fa credere.
Dopo aver sistemato per le feste la fauna maschile contemporanea, occupiamoci di quella estinta.
E procediamo con ordine.

Per prima cosa, James Bond, quello autentico, il primo e l’unico, è elegantissimo.
Non a caso il suo sarto è a Savile Row, la leggendaria strada di Londra, lo dichiara a metà film ma non avevamo dubbi.
(Anche Alexander McQueen si è formato lì).

Alexander

Lui esordisce in smoking al tavolo dello Chemin de fer, poi indossa abiti leggeri dal taglio perfetto, sventolandosi leggermente col cappello perché siamo in Giamaica e capiamo così che fa caldo.
Insomma, lui non è di quelli che quando vanno ai Caraibi si conciano da turisti, lui è sempre in abito e cravatta e lo vediamo più décontracté solo quando va in perlustrazione notturna sull’isola di Crab Key, dove c’è il solito scienziato pazzo, stavolta alle prese con il nucleare.
Ma a noi della trama, almeno qui, interessa poco o niente.
A noi interessa avvicinarci, per quello che è possibile, ai motivi del fascino dei primi film di 007, che continuano a brillare per inventiva e stile, soprattutto a confronto dell’ultimo uscito, che, per pura noia di un pomeriggio, sono andata a vedere nel cinema qui sotto.

Qui sotto nel senso che mai e poi mai mi sarei spostata di più di cento metri per vedere una cosa che sapevo essere robetta.
Perché, da appassionata di James Bond, a un certo punto ho smesso di vederlo.
Non lo sopportavo più, era diventato troppo improbabile.
Troppo tutto.
Tutto troppo.
E poi non c’era più lui.
E senza di lui, che James Bond è.

Sean Connery è, semplicemente, perfetto.
Non deve nemmeno abituarsi al personaggio, perché già in questo primo film, il personaggio è lui.

James Bond, Licenza di uccidere, 1962

Quando uno vede lui, pensa a quello che disse che tutti i dipinti che stavano nella medesima sala della Ronda di notte di Rembrandt, anche se erano, gli uni e l’altra, dei ritratti di gruppo, a confronto con l’opus magnum del maestro olandese, facevano la figura delle carte da gioco.

Rembrandt, La Ronda di notte, 1642

Licenza di uccidere è un film altamente improbabile.
Ma il bello è che non te ne accorgi, nemmeno quando è finito, nemmeno la mattina dopo.
Voi fateci caso, quante cose la mattina dopo non sono più come erano la sera prima, io ho la regola per cui una cosa funziona se non cambia di senso fra ieri e oggi.
La missione di James Bond è di andare a indagare, appunto, in Giamaica, sulla morte di un collega.
Ed eccoci nella Giamaica del 1962, senza un filo di fuso orario e senza una goccia di sudore.
(Sempre più mi rendo conto di quanto sia inutile e faticoso viaggiare e di quanto un buon film superi in immaginario un viaggio).
Tutti ballano, bevono rum e tessono intrighi, come sempre gli uni contro gli altri.
Tutti fumano.
E bevono.

Il Vesper Martini

Per la cronaca è, questa, la prima comparsa cinematografica del Vesper Martini, il cocktail prediletto di James Bond, così liquidato dalla mia bibbia dell’alcol: «never mind the shaken or stirred business».
Come sarebbe stato, di lì a poco, noto, il nostro eroe lo chiede mescolato, non agitato.
Si tratta di un «inusual concoction» (e il concoction è un intruglio) di vodka e gin, che prende il nome, Vesper, dall’unica donna che gli ha spezzato il cuore.
A proposito di donne.
Gli cascano tutte ai piedi come pere cotte.

Miss Taro

E le capisco.
Dalla prima, quella stramba giocatrice di cose diverse, alla cinese che l’avrebbe dovuto fare fuori e che nel, frattempo, pensa bene di cedere momentaneamente al suo fascino.

Fino a che non arriva lei.
La figura di Honey Ryder è geniale.
Una specie di Alice ai Caraibi, scende dalle nuvole a ogni passo, è sola al mondo, situazione, ammettiamolo, perfetta per lanciarsi in qualunque tipo di avventura, si guadagna da vivere pescando conchiglie e rivendendole qui e là.
Emerge dalle acque come Venere.
E, sebbene armata di un coltellaccio, davanti a lui, seppure con qualche resistenza, è disarmata e disarmante.

Honey

Lui appare da subito molto interessato.
E vorrei vedere.
Qui è come se si fosse data voce e dato corpo a un sogno erotico primordiale: stare su un’isola e vedere una donna che esce dal mare.
Uscire dal mare e vedere un uomo che si è svegliato proprio per guardarci.

E la cosa più interessante è che ci credi, ti pare una cosa normale.

James & Honey (quasi come Tarzan & Jane)

Segue la cattura della coppia da parte dei tirapiedi del Dr. No, il pazzo, che li accoglie nelle sue lussuose stanze senza uscita con abiti della loro taglia e cena all’altezza della favola.
È questo il film nel quale James Bond dichiara di preferire il Dom Pérignon 1953 e gli tocca bere il 1955.
Partecipiamo, frementi, a questa sua delusione.
Incarcerato, scappa dalla finestra percorrendo il lunghissimo tubo dell’aerazione, scottandosi le mani, lacerando la camicia per proteggerle, arrivando fino alla sala nella quale si sta per consumare la tragedia, che avrebbe comportato il dirottamento di una nave spaziale.

Dr. No

Lotta selvaggia con il Dr. No, che ha le mani di ferro perché quelle vere le ha perse in un esperimento (e come fai a non pensare a Edward Mani di Forbice).

Edward

Il nostro agente ha la meglio sullo scienziato pazzo.
Ritrova Honey, incatenata, che sembra uscire da un fumetto degli anni trenta, e fugge con lei in barca.

Quando finisce il carburante e arrivano finalmente gli agenti della CIA a trainarli, lui si vede che lascia andare la cima e che la loro barca galleggia, solitaria, trasformata, come sempre succede con 007, in nido d’amore.

In tutto questo, inseguimenti plausibili, una logica stringente nelle relazioni, pure fra nemici, atmosfere perfettamente contrastanti, Londra, grigia come deve essere; la Giamaica, proprio come uno se la immagina: piena di sole e di ritmo.
E, trattandosi di una colonia inglese fino al 1962, con tutti che guidano a sinistra.

E lui che si adatta al nuovo ambiente in assoluta naturalezza.

Altrimenti non sarebbe James Bond.
Altrimenti, che 007 sarebbe.

(Inoltre, bellissimi i titoli di testa. Fra i più belli della storia del cinema. Quando si dice: chi ben comincia).