Adolf Hohenstein, Scene per La Bohème, Puccini, Quartiere Latino, Natale

Mentre il Quartiere Latino le sue vie /Addobba di salsicce e leccornie? / Mentre un olezzo di frittelle imbalsama / Le vecchie strade? È il dì della vigilia!  / Là le ragazze cantano contente / Ed han per eco ognuna uno studente!  

Puccini, Illica & Giacosa, La Bohème, Quadro Primo

Kamal è del Bangladesh. Ha pure in testa il topi, simbolo di orgoglio nazionale.
Kamal è del Bangladesh, quindi che gliene importa del Natale.
Cortese, sorridente.
Avrei dovuto diffidare.
La settimana santa, no, mi sbaglio, siamo nell’avvento, è cominciata con la lavatrice rotta, la cucina allagata, il messaggio che ho mandato al mio tecnico alle 00:08 con su scritto abbia pazienza e compassione: è un’emergenza.
Avrei dovuto diffidare.
Perché il suo ultimo accesso WhatsApp risaliva al 17 dicembre alle 16:17 ed è rimasta una sola spunta tutta la notte.
È in ferie? In viaggio di nozze?
Ho saputo la mattina dopo che non lavorava più per quella ditta. Anzi, che la ditta non si occupava più della mia lavatrice, adesso si chiama direttamente Bolzano, lì c’è il centro smistamento.
Nel senso che poi mi mandano un tecnico dal Sud Tirolo.
Ma se vi ho appena detto che è urgente.

Dopo venti minuti riesco a fare amicizia con il tecnico nuovo.
Mi dà alcune istruzioni, la metà delle quali le ho già messe in pratica.
Seguo l’altra metà.
Niente da fare, tutte le luci accese, la ventola gira, il filtro è pulito, ho aperto lo sportello.
Non centrifuga e non scarica.
Dunque, non è una monetina o un bottone che ha occluso il tubo, ci avevo già pensato, conosco l’elettrodomestico.
Primo appuntamento disponibile, il 2 gennaio.
Vado a comprare il pane, la verdura e il ghiaccio da mettere nel secchiello stasera.
Passo da Kamal e gli chiedo da lui come funziona.

Avrei dovuto diffidare.

Mi porto giù una busta di spugne bianche.
Mi dice di tornare a prendermele dopo due ore e mezza.
Puntualissima, sono passata anche a fare gli auguri alla signora Nina in profumeria. Chiude il 31 dicembre dopo sessantadue anni.
A me veniva da piangere e a lei pure.
Le compro tutti i fermagli per i capelli che uso di solito e un coltello da pane, una di quelle lame che sono l’orgoglio nazionale in Italia, un po’ come il topi in Bangladesh.

Kamal mi restituisce il mio bucato che ha cambiato dimensioni, praticamente è ridotto alla metà.
Strano, non ti pare.
Apro la busta e la casa si riempie di fetore.
E che diavolo ci ha messo. E come passa.
Ho provato ad appendere un accappatoio in bagno e ho dovuto lasciare la finestra aperta due ore.
Stendo tutto fuori e lascio fuori tutta la notte.

La chat dei miei studenti trilla ininterrottamente.
Tutti, dico tutti, scrivono «Buon Natale».
Uno dice ma che vuoi, non è Natale. Sì, però, che ne so, un po’ di fantasia, tanti auguri, un augurio speciale, passate una giornata serena.
No. Tutti, dico tutti, «Buon Natale».
Non oso pensare all’esame di Storia dell’arte.
Mi viene in mente la storietta raccontata da uno dei nostri scrittori, sulla quale ho riso una settimana: dava ripetizioni di Italiano a un ragazzino che di ogni autore diceva «È un grandissimo letterato. Probabilmente il più grande letterato di tutti».
Diceva solo questo, per tutti: Foscolo, Leopardi, Manzoni, Verga, Svevo, Pirandello.
«È un grandissimo letterato. Probabilmente il più grande letterato di tutti».
Tale e quale a «Buon Natale».

Kamal è del Bangladesh. Ha pure in testa il topi, simbolo di orgoglio nazionale.
Kamal è del Bangladesh, quindi che gliene importa del Natale.
Dunque, pure oggi lavora.
Faccio una busta con i tappeti bianchi, quasi tutte spugne.
Prendo la busta sua, che ha conservato il tanfo, scendo, gliela metto sotto il naso.
«Che è questa roba».
Cortese, sorridente (avrei dovuto diffidare), mi mostra una grande bomboletta spray: DEODORANTE IGIENIZZANTE fresco talco.

Deodorante per bucato pulito

Igienizzante?
No, tu adesso mi spieghi. Tu lavi la biancheria e poi ci metti il deodorante.
Cioè, tu metti il deodorante igienizzante sulla roba pulita.
Lui è cortese, sorridente. Però comincia a diffidare.
Dice che piace tanto.

E come no, una volta mi sono trovata in una delle pizzerie storiche di Napoli, che aveva fatto un restyling.
Al centro di ogni tavolo c’era un pot-pourri, che esalava miasmi.
Quando ho chiesto spiegazioni, mi hanno detto che era stata un’idea dell’architetto.
Appunto, l’architetto.
Invece dell’odore del forno e del cornicione che ha preso colore, effluvi di gelsomino e di rosa damascena.
Come quando sali su quelle macchine che hanno l’alberello appeso allo specchietto retrovisore.
Non ti è venuto in mente di lavarla, ogni tanto.
Come quelle case dove entri e ti assale l’esalazione dell’incenso. Tutti a meditare, da duemila anni.
Una volta sono stata in un cinema vicino a via Veneto dove davano film in lingua originale. Saletta al piano inferiore. A parte che a ogni metropolitana che passava,  tutto tremava, pareti e schermo, tutto era avvolto in un lezzo di deodorante per ambienti.
Mescolato a effluvi di umido.
Medesima cifra del museo della basilica dove c’è il Presepio di Arnolfo, pure lì devono avere problemi di condensa.

Kamal diffida. Gli dico che hai fatto alle mie spugne, sono tutte molli.
Gli dico più tardi te le riporto e guai a te se ci metti il deodorante.
Allora ci metto la varechina.
Guai a te se ci metti la varechina.
Allora ci metto l’ammorbidente.
Guai a te se ci metti l’ammorbidente.
Le lavi e basta.
La tua asciugatrice mi rovina le spugne.
E dimmi che detersivo usi, ché ti porto il mio.

Ma in Bangladesh non eravate esperti di stoffe.
Chissà se è Natale pure da quelle parti.