Donna Nerd

Nerd
s.m. e f. inv.

Tipo umano, spec. giovane, poco portato per la mondanità, la socializzazione e lo sport, che trova soddisfazione e riscatto negli studi, soprattutto nell’informatica

Mi sono comprata uno smartphone nuovo.
È qui, vicino a me, nero come la notte, elegante, assoluto.
Buio.
L’ho scelto facendomi suggerire il modello dal tecnico della Vodafone di via Appia, un tizio che trovo terribile, rozzo e maleducato, però mi sono detta di telefoni se ne intende.
Sono entrata con una scusa, lui mi ha abbaiato subito che era meglio se cambiavo telefono, io gli ho chiesto quale modello fosse l’evoluzione del mio.
Lui ha sputato l’osso.
Ho guardato su Amazon.
Mi stava tutto bene, il prezzo e la consegna.
Sono passata dal mio tecnico del telefono di via Enea, uno degli angeli custodi della mia vita, gli ho chiesto se potevo contare su di lui per il trasferimento dei dati.
Certamente. Ma potevo anche comprare da lui il telefono, bastava ordinarlo.
Ed è stato così che, in anticipo sui tempi lunghi previsti, un giorno mi è arrivato un messaggio che diceva il telefono è qui, venga quando vuole.
Sono passata a guardarlo e a toccarlo, e mi è sembrato bellissimo, super chic, super sleek, sicuramente super performante.
Ma era tardi e abbiamo deciso di rimandare tutto, fra una cosa e l’altra, a un paio di giorni dopo.
E dire che la temperanza non so nemmeno dove sta di casa.

Quel paio di giorni dopo, ho portato il mio vecchio smartphone all’angelo custode, l’ho salutato, sto parlando del telefono, e, se avessi potuto, avrei anche organizzato una cerimonia d’addio.
Due ore dopo passavo a prendere i miei due telefoni.
Quello vecchio, ancora acceso e parzialmente funzionante.
Se vi state chiedendo se mi è scesa una lacrima, la risposta è: sì.

Ovvio, che ho passato il resto della giornata a ispezionare il nuovo arrivato.
Che però manifestava delle stranezze.
Per esempio, non aveva l’ora visibile quando stava in stand by.
(La cosa che dovete notare in questo post è la mia precisione, nel senso che ho detto stand by e non quando non lo toccavo, mica sono un’arruffona. E ci tengo che si sappia).
Allora mi è venuto in mente il widget, che tradotto significa aggeggio e ho cercato sul computer grande, quello sul quale lavoro e che è assistito da un altro custode, pure lui angelo, e c’era scritto come fare.
Bisognava fare tap in un punto libero della Home e i widget uscivano tutti e c’erano pure tutte le ore, quella di Seul, ovvio, vista la provenienza dello smartphone, ma pure quella di Londra, che si poteva abbinare a quella di Roma.
E poi c’era il meteo e un sacco di altra roba.
Scelgo la soluzione più minimale ed elegante, ma ci metto poco a capire che non si vede se il telefono è in stand by.
Allora continuo la mia ricerca e scopro, con lo stupore di quelli che hanno scoperto l’America, che c’è una funzione che si chiama Always on Display, che è esattamente quella che manca al mio telefono.
Per questo è buio come la notte.
E introvabile come un ago nel pagliaio, visto che a casa mia ho anche un paio di mobili déco con sopra un vetro nero e che il telefono, com’è come non è, mi capita spesso di appoggiarcelo sopra.
Ma a che serve l’AoD (Always on Display).
(L’altro smartphone ce l’aveva e continua ad avercelo).
Come, a  che serve.
A buttare un occhio al telefono per vedere che ore sono quando mi sveglio la notte.
A spedire la Newsletter alle ore 9:00 in punto del mercoledì.
A capire quanti minuti mancano alla fine di una lezione (se mai tornerò a fare lezione).
A sapere se ci sono notifiche.
A trovare il telefono sul mobile.
Entro nelle viscere del nuovo smartphone, seziono le impostazioni, lo rivolto come un calzino. Non trovo quello che cerco.
Chiamo il numero verde, mi risponde Anna dalla Romania, le rivolgo la mia domanda, cerca, controlla e, gentilissima, mi risponde: «Questa funzione non c’è».
A quel punto faccio quello che avrei dovuto fare prima di acquistare il telefono.
E se non l’ho fatto prima è perché non volevo diventare matta come un nerd.
Insomma, mi metto a cercare le recensioni dei telefoni.
E trovo subito quello bravo.
Architetto, milanese con un accento che impiego almeno cinque minuti a digerire, mi sembra che dica cose sensate, anche se avrebbero bisogno di essere tradotte in un linguaggio da umani.

Andrea

La prima cosa che dice del mio telefono è che gli sta antipatico perché non ha la funzione AoD.
Giusto.
Casomai pure lui a casa ha i mobili con sopra un vetro nero.
Poi trova altri difetti.
Che avevo intuito anch’io, senza riuscire a dar loro un nome.
Voi avete presente Leopardi.
Ecco, il mio professore di Italiano del liceo diceva che lui rende effabile l’ineffabile.
La medesima cosa fa il nerd, quello vero.
Mi metto furiosamente a seguirlo e trovo anche il telefono che avrei fatto bene a comprare.
Anzi, siccome per un sacco di motivi sono in una fase delirante della mia esistenza e lui è bravissimo a raccontare le virtù di tutti i telefoni che si compra (o che gli regalano, a noi questo al momento non interessa), mi viene pure in mente di acquistare il top di gamma, quello che costa più della metà dello stipendio di un insegnante a fine carriera e, a inizio della medesima, quello che costa lo stipendio intero.
Primo Levi nel suo Sistema periodico, per la precisione nel capitolo dedicato al Cerio, sostiene «che esiste un Dio che protegge i bambini, gli stolti e gli ebbri».
Questa cosa della protezione degli ebbri dobbiamo approfondirla.
Mi viene in mente intanto che quel medesimo Dio, con un piccolo aggiornamento, può anche proteggere le donne che si pensano nerd.
E opto per il best buy, superiore al mio ma di prezzo, ancora per poco, ragionevole.
Mi preparo il discorso da fare all’angelo custode: Amazon cambia tutto; questo telefono non mi piace perché non ha una funzione per me indispensabile; insomma, come dicono le donne, non sono contenta.
Lui mi afferra al volo, dice che non ci sono problemi, che il telefono si cambia, che quell’altro è magnifico, che conosce il nerd e che lui dice cose giuste.
Dice che le donne bisogna farle contente.
Mi tengo per qualche giorno il mio smartphone nuovo, fino a che non arriva quello nuovissimo, se sto attenta a non farlo cadere, non ci sono problemi.
Ci salutiamo in pieno accordo.

Il mio vecchio smartphone, che ho lasciato acceso, continua ad avere, ben evidente, la funzione AoD.
Riceve le mail.
Mi segnala anche, così come può, senza più carta SIM, qualche notifica.
Se volete sapere se mi commuove, la risposta è: sì.
È dura, morire.
Pure se sei solo un telefono.

Nel frattempo, sto qui che rifletto sulla necessità di essere, nella vita, più prudente.
Ma anche sulla mia abilità, insospettata, di diventare in un solo pomeriggio una nerd.
Cosa che non mi interessa affatto, voi pensate solo all’aspetto fisico, così poco dotato di appeal, di queste donne.

Però, che gusto, essermi trovata per poche ore nei loro panni.
E aver capito qualcosa, per carità, poco poco, di quello che ci sta dentro i telefoni.