CORONA BLUES, 5: VIRUS PORN, seconda parte

Villa Cimbrone, Ravello

Il contagio. Parlerei più di addizione che di dipendenza. Addizione nel senso di aggiungere. La dipendenza mi sembra altro. Se sei dipendente dal fumo, è difficile che tu possa aumentare la tua quantità di sigarette giornaliere. Se sei dipendente dall’alcol, pure lì di solito non vai oltre un certo limite.
Di solito.
Invece è addizione, per esempio, quella dei tatuaggi, per cui ieri uno dei ragazzi maschi del mio parrucchiere, che già si era tatuato da poco il braccio destro fino a ricongiungere il disegno con quello che aveva da prima sulla spalla, mi continuava a dire ma come, non vedi niente.
A ben guardare, si era tatuato pure il braccio sinistro. E aveva sopra un teschio enorme, che era tale fino alla conca nasale inferiore e che poi diventava un grande occhio, molto truccato, con lunghe ciglia, di colore verde. Una decorazione che, di notte, se entra una lama di luna piena nella tua stanza e ti svegli, la vedi e non ti ricordi quello che ci hai messo, ti fa prendere un colpo.
Perché con i tatuaggi sembra che non ci si possa fermare.
Come con i piercing, che pure loro sono come i baci e le ciliegie: uno tira l’altro.
Ed è così, evidentemente, anche con tutto ciò che si può aggiungere al corpo, come ci dice chiaramente un universo oggi così facilmente accessibile: quello del porno.

Quando scoprii youporn, ci passai sopra due giorni.
Esterrefatta.
E come fai a non esserlo.
Cominciano col chiederti se sei maggiorenne, tu clicchi sì pure se hai quindici anni e mezzo e ti si apre davanti una porta che per secoli è stata chiusa, vietata, segreta, riservata.
Comunque, io ero maggiorenne.
E scoprii che c’erano le categorie, i titoli, il vintage, tutti i gusti peggio che nel gelato, i trailer.
Trovai la grafica volgarissima.
(Ma che ti aspettavi).
Trovai le trame improponibili.
(E che ti dicevo).
Soprattutto, trovai i corpi sottoposti a un trattamento che pensavo fosse riservato solo all’immaginario.
Nei fumetti è facile trovare quel tipo di donna, che poi nella realtà, pure a cercarla, non esiste.
Dunque, c’era stata una contaminazione, un contagio, per cui il porno si era impadronito di tutte le chimere e le illusioni dei fumetti, con le loro eroine i cui corpi scoppiavano negli abitucci succinti.
Anzi, nel porno gli abitucci manco c’erano.
È della scorsa settimana un discorso che ho fatto con i miei studenti a proposito dei fumetti di una delle ragazze. Non è la prima volta che lo noto, l’occasione era buona e allora ho chiesto perché giovani donne come lei e le altre disegnavano creature che sembravano uscite dalla fantasia di un maschio adulto, dai suoi sogni e, a cambiare punto di vista, dai suoi incubi.

Fairchild

Seni giganteschi, fianchi incontenibili, per non parlare del comportamento, tutte cattive, dotate di poteri che nemmeno i loro creatori sono capaci di controllare.
Divoratrici di uomini, mi pare ovvio.
Dunque, chiedevo perché dalla loro matita non usciva mai altro.
Ho anche domandato se ero riuscita a spiegarmi.
Se se ne erano accorte.
Insomma, ho lanciato un ragionamento.
Qui abbiamo già parlato della star del porno che è passata alla realizzazione e alla scrittura.
Nel suo colloquio con il filosofo (ma anche lei studia filosofia), Ovidie sostiene che la comunicazione reale, in carne e ossa, è distrutta più dai social che dalla pornografia.

Ovidie

Però ammette che quest’ultima ha un impatto sociale.
Per esempio, essa ha banalizzato l’immagine del corpo e le donne possono guardare le altre donne, conoscenza alla quale in passato avevano un accesso molto limitato.
E possono prenderle come modello.
Da questo processo di rispecchiamento, quello che io chiamo contagio, deriverebbero tutti gli atti di chirurgia estetica al femminile richiesti oggi.
E, aggiungerei, anche gli atti di decorazione del corpo, dal tatuaggio fino al piercing, che spesso superano ogni fantasia.
Per esempio quello visto da me in un video, per cui c’era una signorina che si era fatta applicare sulla commessura labiale posteriore il tirante di una chiusura lampo, una cosa fra il balzano e il comico, qui non stiamo parlando di una T-shirt, stiamo parlando del corpo.
Inoltre, pure su questo io e Ovidie ci troviamo d’accordo, ancora dal porno deriva il corpo stereotipato, privo di peli e di secrezioni.
Poi, basta saperlo.
Che una si è presa come modello le attrici dei film porno.
Ognuno si sceglie i modelli che incontra.
E che vuole.
O che può, discorso completamente diverso.
Perché, visto che parliamo di immaginario, uno potrebbe riempire il suo anche di modelli diversi.
Basta andarseli a cercare.
In altri film, tanto per cominciare.

La gaffe. Patti chiari. Lo spazio dell’aula è sacro, si entra dentro e si entra a far parte di una comunità.
Qualunque comunità.
Qualunque aula.
Dentro, è consentito parlare di tutto, l’importante è che si parli in modo corretto.
Sono abituata ad avere a che fare solo con maggiorenni.
L’arte, inoltre, non ammette censure.
Dunque, quella volta, alle prese con il mio corso di Storia dell’arte contemporanea in Accademia, non ci pensai su nemmeno un attimo. Avevo, appunto, appena scoperto youporn, ci avevo, appunto, passato sopra due giorni.
E sopra volevo ragionarci con i miei studenti, soprattutto sulla parte relativa alla grafica e ai trailer.
Avevo esordito con una delle mie inchiestine, per cui avevo chiesto chi visionava quel sito.
Risultato: il 100% dei maschi.
Lo 0% delle femmine.
No, così non va.
Non è possibile che voi non sappiate che succede al mondo.
Ma che, siete tonte?
Ma come è possibile che non vi sia venuto in mente, queste sono le frequentazioni dei ragazzi che frequentate, e voi le ignorate totalmente.
Do i compiti a casa: visitare youporn. Domani parliamo delle vostre reazioni.
Poi mi sono anche brevemente allargata su artisti che lavorano esplicitamente sulla pornografia.

Per esempio, Jeff Koons, che ha anche messo su casa con una star del porno dicendo uomo di spettacolo io, donna di spettacolo lei, dedicando alla sua lei una serie che non manca di suggestione.


Oppure Terry Richardson, che appartiene a quella categoria di artisti che si esprimono con la fotografia e che passano dalla moda ad altri ambiti.
Non sto dicendo che sia fra i miei prediletti, sto dicendo che lui c’è e che ne tengo conto.

Terry Richardson (a sinistra)

Facevo lezione e, a un certo punto, vedo che una ragazza mastica tranquillamente una gomma americana.
Sulle gomme americane masticate a lezione divento furibonda.
Quante volte ve lo devo dire? Come annotato, lo spazio dell’aula è sacro. Ed è sacro pure il tempo della lezione.
«Tu, che fai!?!?» – esplodo.
Accanto alla ragazza era seduta un’altra ragazza. Entrambe procaci, gioiose, attente.
La ragazza accanto mi dice: «Professoressa, no, è mia sorella».
Ho capito con un secondo di ritardo.
In che senso.
Nel senso che non è andata alla gita scolastica e la mamma l’ha mandata in Accademia con quella grande.
Mi si gela il sangue.
«Ma quanti anni ha?».
«Tredici», mi fa quella grande.
Non me ne ero accorta. E non me ne ero accorta no. Era alta, piena di curve, tutte le cose giuste al posto giusto, pure abbondanti.
«Ma perché non me l’hai detto prima della lezione».
«Pensavo di farlo dopo».

A farla breve. Avevo fatto una lezione praticamente interamente dedicata alla pornografia con in aula una minorenne.
Quella volta ho davvero rischiato di finire sul giornale.
O peggio.

Da quel giorno, la sorella piccola mi mandò regolarmente i saluti e alla discussione della tesi della sorella grande la ritrovai.
E mi disse che l’Accademia, sì, che era divertente, mica la scuola media dove la madre la mandava.
Sempre, tranne quando c’erano le gite scolastiche.

2 Comments

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  1. Edy in arte Bebba

    12 marzo 2020 — 2:06

    Bravissima 👏👏👏Andrò a visitare youporn😂😂

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