Thelma & Louise, Ridley Scott, 1991

Per trenta minuti ho pensato ma tu guarda quanto è brutto questo film.
Mica me ne ero accorta: come ero scema.
Come eravamo scemi.
Come eravate scemi.
Trenta minuti sono un’eternità, anche se il film è lungo (poco più di due ore), però uno se ne accorge, che non va, due matte, una un po’ più matta, sgangherate, conciate da fare paura, che strillano continuamente, vizio che non si tolgono e che va avanti fino alla fine.
Un marito agghiacciante.
Una provincia americana che francamente a me dell’Arkansas, l’ultimo posto al mondo dove vorrei andare, meglio, uno degli ultimi, la mia lista di ultimi è infinita.
E ho pure pensato ma il regista è quello che nove anni prima ha fatto Blade  Runner, che continua a essere un film bellissimo, tutte le volte che lo vedo penso che sia il film della mia vita.
La mia enciclopediola del cinema definisce Thelma & Louise «uno dei film più euforicamente femministi mai arrivati da Hollywood».
E allora mi sono detta ecco perché è brutto, perché è «euforicamente femminista».
Francamente a me del femminismo.
Poi, resti fra noi, francamente, a me, pure dell’euforia.
Se non ho tolto il dvd dal lettore è stato solo perché mi è preso un attacco di pigrizia, però ho continuato a pensare quanto ero scema.
Avevo visto il film al cinema e fin qui ci siamo, e avevo il dvd, quindi lo avevo anche rivisto e allora, che cosa mi era preso, prima o dopo?
E, soprattutto, che cosa era preso al regista?

L’esitazione è stata salutare, perché poi il film è decollato.
E solo perché aveva fatto tanta fatica a decollare si è rimesso a posto.
Anzi, se non ci fosse stata la fatica, gli abiti inguardabili, le situazioni insopportabili, il film non sarebbe riuscito a volare così in alto.
La storia di due amiche scontente della loro vita che nel corso di quello che nelle intenzioni era un breve viaggio si trovano a dover cambiare i loro programmi è nota e credo che la conoscano tutti.
Vediamo di tirare fuori altro.
Per prima cosa, qual è Thelma e qual è Louise.
Entrambe rosse, Thelma un po’ più alta e un po’ più giovane, moglie di un uomo mostruoso, che ha sposato a diciotto anni dopo quattro anni di fidanzamento, lo dico sempre, io, che è meglio non sposarsi troppo giovani, che prima bisogna fare delle esperienze, nel senso che devi un po’ andare a vedere come è fatto il mondo.
(Nel senso di come sono fatti gli uomini).
Louise è l’altra, fa la cameriera in un locale e guida una bellissima Ford Thunderbird decappottabile verde del 1966.

Ford Thunderbird

Siamo abituati a identificare un uomo con la sua macchina. Io in questo sono molto precisa, non faccio eccezioni e non faccio sconti.
Con una donna il processo è più morbido, lo vedo anche con la macchina mia, continuo a preferirla, anche se guardo continuamente le altre, è raro che mi venga in mente che vorrei guidarle, però la Thunderbird è bellissima, insomma, un giro ce lo farei volentieri.
Ecco, la chiave del film sta nella macchina, perché in essa c’è la vera anima, avventurosa e in linea con ciò che diventa il personaggio, di Louise.

Louise

Che parte con abiti molto abbottonati e che poi si libera, scambiando i suoi gioielli, quello importante e quelli da quattro soldi, con un cappello da cowboy.

Thelma si presenta in vestaglietta, poi con i bigodini, è quella che combina guai a catena, partendo si porta tutto il contenuto dei cassetti, poi arriva pure lei a una specie di riscatto.

Thelma

Vediamo che sa maneggiare una pistola  («Dove hai imparato a sparare in questo modo?» «Guardando la televisione», la battuta più bella del film); che si assume la responsabilità della sua sventatezza e cerca di rimediare; ci sembra che lei diventi anche intelligente.
(Strano, io in vita mia ho visto una quantità di gente intelligente diventare scema e non ho mai visto uno scemo diventare intelligente. Solo in un film).

L’evoluzione dei personaggi è liberatoria, si manifesta con gli abiti, che arrivano a quelli iconici che conosciamo, jeans e T-shirt, se non marcel; nei capelli, che vanno letteralmente all’aria; nelle relazioni, per cui Thelma apprende che il sesso è altro da quello che sapeva con un incontro casuale.

J. D.

Che poi sia con un Brad Pitt filmato al suo esordio, dice poco o niente.
Lui sembra essere uno di quegli uomini che acquistano sapore col tempo, insomma, a ventotto anni, francamente, non era significativo per niente.
Anzi, quasi irritante: un moscardino con una faccetta graziosa, un delinquente da quattro soldi, certamente già alto come è adesso (un metro e ottanta, l’altezza perfetta), ma ce ne vuole.
Si vede che gli anni gli hanno portato consiglio, basta guardare come evolve la faccenda.
Comunque, come spesso accade, lo spessore e il valore morale della persona poco c’entrano con quello che ti può dare un uomo, fosse pure di passaggio.
Anzi.
Il Detective Hal (che si chiama come il computer di 2001: Odissea nello spazio, sarà un caso) è un personaggio toccante, sviluppato a sufficienza in un film che più di così non avrebbe potuto fare, già abbiamo detto che il film è lungo.

Detective Hal

Viene in mente che in una serie di quelle che vediamo oggi, questo sarebbe stato l’inizio di un’altra storia.
Sembra l’unico ad aver capito quello che è successo, addirittura fa ragionamenti fin troppo sottili per un poliziotto, per esempio domanda apertamente al delinquentello che ha rubato la busta con i risparmi di una vita, lasciata peraltro a portata di occhio e di mano, se non pensa che sia colpa sua se poi le due donne si sono procurate altri soldi diversamente.
Fra il Detective Hal e Louise ci sono un paio di telefonate.
Nell’aria di quel breve scambio, aleggia una potente ondata di erotismo.
Non si incontreranno mai, nemmeno si vedranno di persona, prima che lui possa avere un contatto ci sarà il grande salto.
Però l’impressione è nettissima.
Insomma, in un film in cui tutti i dialoghi sono gridati e tutto è piuttosto chiaramente descritto (la violenza, l’orrore di un matrimonio, la volgarità di certi approcci maschili, l’insoddisfazione femminile di fronte a un’esistenza che non è quella che si vorrebbe), colpiscono queste sfumature di delicatezza, soprattutto messe in evidenza in un uomo.

La casa di Louise

Inoltre, l’inquadratura del lavello della cucina di Louise, lasciato in perfetto ordine, ci dice che cosa è passato per la mente del poliziotto: che quell’ordine corrisponda alla persona; che la persona sia partita per un lungo viaggio.

Il regista è apertamente dalla parte delle sue eroine e si vede che è vicino a quel sentimento di anarchia e di libertà di un certo cinema americano degli anni ’60.

Il biker

Questo lo dice la mia enciclopediola, ma lo penso pure io.
E come fai a non pensarlo vedendo il ciclista nero con i dreadlocks che  si ferma, capisce che nel cofano della macchina è rinchiuso il poliziotto e che invece di liberarlo gli soffia attraverso il buco il fumo di quello che sta fumando.

Sono belle Thelma & Louise?
A modo loro, sì.


Per esempio, hanno cosce lunghe e seni che si notano, corpi che dicono molto, insomma, qui fanno la loro parte due grandi attrici che insufflano vita nei personaggi.

The Truck

Il camion è bellissimo, ha la carrozzeria a specchio, praticamente è quasi un cilindro che riflette il cielo, sembra di stare in un dipinto di Sheeler.

Charles Sheeler, American Landscape, 1930

Il film è pieno di polvere, non ho smesso di pensare per un solo attimo ma perché queste non tirano su la cappotta, così si cuociono pure la faccia.
(Perché così è più bello).
Nel film tutti hanno una relazione con la polvere disinvolta, come se essa fosse una componente essenziale della loro esistenza.

Quasi un esercito

Il film insegna alcune cose: che è meglio trattare bene le donne, così procurano meno guai a sé e agli altri; che la provincia americana è una delle cose più cinematografiche che ci siano, eccentrica e stramba al punto da sembrare inventata; che con certi film bisogna avere pazienza e non aspettarsi che decollino alla prima inquadratura, perché poi viene il bello.

Che l’amicizia fra donne esiste, che funziona pure se una delle donne è scema, che casomai la scema si rimette in asse e che, nell’amicizia, l’avventura fra donne può essere mozzafiato, indimenticabile, eroica e pure leggendaria, tale e quale all’avventura nell’amicizia fra uomini.

Thelma & Louise, prima del grande salto