Antonio Canova, Ritratto di Paolina Borghese come Venere vincitrice, 1805, part.

Quando si dice: la cattiveria femminile.
L’invidia.
La gelosia.
Una volta Paolina, lei, quella là, la sorella di Napoleone e la moglie del principe Camillo Borghese, dette un ballo al quale dovette invitare una rivale.

Ma prese le sue precauzioni.
Mandò degli emissari e venne a conoscenza del colore dell’abito che avrebbe indossato per l’occasione quella povera donna.
Che, se avesse saputo a che cosa andava incontro, sarebbe rimasta a casa, adducendo casomai una scusa di quelle che le donne trovano facile.
Paolina dette ordine di tappezzare l’intero salone da ballo del medesimo colore del vestito della rivale.
Quando si dice: fare tappezzeria.

Oggi una cosa del genere, che definirei legittima difesa, sarebbe impossibile.
Non è che manchino le rivali, mancano gli artigiani capaci di ricoprire rapidamente le pareti, non dico di un salone da ballo, ma pure di uno sgabuzzino.
Questo mi ha detto sospirando, e aggiungendo che per loro era una tragedia, la molto brava ed esperta decoratrice di interni alla quale sono tornata a rivolgermi perché ho deciso di rimettere le mani sulla mia casa.
In realtà io le mani sulla mia casa ce le ho sempre, non fosse che perché nella mia casa ci vivo e ci lavoro, però diciamo che c’è stata una recrudescenza.
E che, dunque, ho rinnovati contatti con tutta una serie di artigiani che, a sentir loro, sono gli ultimi di se stessi.
E probabilmente hanno ragione.
Dunque, credo che sia il caso di chiedersi perché i nostri ragazzi, quelli che non vogliono diventare né medici, né fisici, né avvocati, né quello che vi passa per la testa in senso professionale, non prendono in considerazione l’ipotesi di realizzare qualcosa con le loro mani, traendo da questo impegno di che vivere, creare e essere soddisfatti.
Partiamo allora dalla retribuzione.
Sapere quanto guadagna una persona attiene alla sfera dell’intimo, anzi, talvolta l’intimo nemmeno ci arriva, voi pensate al caso di due coniugi con conti in banca separati.
Ma si dà il caso che io abbia frequenti rapporti, come tanti di noi, con un’infiltrata in una comunità che annovera praticamente solo artigiani e che l’infiltrata abbia un paio di argomenti di conversazione dominanti (se non esclusivi): il cibo e il denaro.
Se voi pensate che nella vita ci sia anche il calcio, avete ragione, basta dare un’occhiata a una televisione in questo periodo di Europei per rendersi conto che anche il calcio vuole la sua parte.
Detto questo, queste sono le mie informazioni.
Un muratore di diciannove anni, al quale non piaceva la scuola, appena assunto, guadagna quanto un professore nella prima decade di servizio.
Un muratore più esperto, sotto padrone, riceve in busta paga il 50% in più della cifra che riceve a sua volta un professore a fine carriera, quaranta anni di servizio.
Ora, ci sarebbe da chiedersi perché i professori siano retribuiti in modo così miserabile e perché invece di passare anni sui libri non abbiano avuto la brillante idea di fare i muratori, ma di questo parliamo un’altra volta.
Intendo dire che l’obiezione guadagno non ha motivo di essere.
Passiamo allora al punto: è faticoso.
(Pure fare il professore, ma sto parlando del muratore).
Qui ribatto che basta dare un’occhiata a un paio di quelle pratiche definite di allenamento perché anche quest’altra obiezione venga messa da parte.
Vi propongo lo spinning e il Cross-Fit.
Nella prima pratica si vede la sala di una palestra, quella che ho visto io era anche animata da luci stroboscopiche che enfatizzavano l’atmosfera allucinatoria, nella quale c’è un istruttore indemoniato che urla come un ossesso e una schiera di volenterosi che si alza sui pedali e poi si rimette in sella, ginocchia parallele, hop hop.
Sarà che io vado in bicicletta diversamente e che mi piace la lirica, però non ho potuto non pensare a quando Méphistophélès, nella Damnation de Faust di Berlioz, una delle mie opere predilette, excitant son cheval  a una corsa che è il caso di definire satanica, strilla pure lui tale e quale: «Hop! hop! hop!».
Sono andata a riguardare il libretto e lo avevo pure sottolineato. Si vede che mi era piaciuto.
Faust finisce male.
Non so come finiscano quelli della palestra, ma ora vorrei passare all’altra pratica di allenamento.
Non sapevo che cosa fosse il Cross-Fit fino a che un adepto non me ne ha parlato.
Avevo visto foto nelle quali lui si rotolava nel fango.
Ma non è tutto così, perché è una pratica molto varia.
Per esempio, uno degli esercizi consiste nel mettersi sulle spalle un tronco d’albero, l’equivalente di una cofana piena di malta, e fare con il tronco in collo su e giù per una collina.
Più scoscesa è, più è utile per la resistenza.
Voi mi direte, ma viene un corpo magnifico.
No, perché, a passare in rassegna qualche video di praticanti, non ho visto nemmeno da lontano qualcuno che assomigliasse a quell’ideale atletico di stile severo così ben rappresentato nel Poseidon  da Capo Artemisio (460 a. C.).
Lui sì, che è un bell’uomo.

Poseidon da Capo Artemisio, sec. V a. C.

Aggiungo anche che due verbi ritornano sui siti dedicati, stavolta allo spinning: tirare e motivare.
Non devo chiosare che tira anche la malta.
Quanto alla motivazione, qui casca l’asino.
Perché la motivazione attiene all’immaginario, quindi è sull’immaginario che bisogna agire.

«…ma adesso sì se ne accorge perché ne resta scottato perché si accorge quanto una maschietta come la Laide viene guardata per la strada e come anche le fischino dietro, un giorno era venuta al suo studio con un vestitino da ninfetta con la gonna a pallone cortissima e si era fatta su i capelli neri in una sola treccia compatta e col suo faccino impertinente da sminfera poteva dimostrare quindici sedici anni al massimo e loro due erano usciti e i garzoni muratori seduti per terra a mangiare dall’altra parte della strada mandavano lunghi sibili e lei ancheggiava in modo abbastanza indecente completamente divertita…».
Questo è Dino Buzzati in Un amore.
Siamo negli anni ’60, però mi risulta che i muratori continuano a guardare le donne, pure se sono ormai di nazionalità estera, evidentemente, tutto il mondo è paese.

Ma, dicevamo, l’immaginario.

Se il Dr. Kildare negli anni ’60 ha scatenato una valanga di iscrizioni alle facoltà di Medicina di tutto il mondo, evidentemente la serie funziona.

Il Dr. Kildare

Inoltre.
Una laurea in Medicina sono dieci anni di studio, imparare a imbiancare una parete è un po’ più rapido.
Ma ci vuole un piano di attacco.
C’è uno Stato.
C’è un Ministero, anzi, è probabile che di ministeri se ne trovino più di uno.
Ci sono gli esperti, i sociologi, i registi, gli sceneggiatori, i pubblicitari.
Che si mettano tutti intorno a un tavolo con la consegna di non dire castronerie e di fare presto e bene e tirino fuori delle idee.
Per esempio, degli spot pubblicitari d’impatto. Mica come quella roba che mi capita sott’occhio in questi giorni che sto vedendo qualche partita. Io non guardo praticamente mai la televisione, quindi ho uno sguardo non assuefatto e trovo tutti i cagnolini scodinzolanti e quelli che guidano una macchina ibrida con pettinature strane in testa del tutto privi di interesse.
Fatevi venire un’idea, che ne so, l’equivalente contemporaneo del Chi Vespa mangia le mele  del bravo Gilberto Filippetti degli anni ’70.

Gilberto Filippetti per Piaggio

Inventatevi uno slogan memorabile, è il lavoro vostro.
Vi presentate come dei creativi, create qualcosa che vada al di là dello scodinzolamento e dell’ibrido su pista.
E mettete pure in piedi una bella serie, i cui protagonisti siano muratori, imbianchini (che chiameremo, come si fa sempre, pittori), falegnami (qui per la sceneggiatura ci sono precedenti illustri in due padri di peso: quello di Cristo e quello di Pinocchio), tappezzieri.
E, a proposito di questi ultimi, ho chiesto al signor Luigi, il mio tappezziere, figlio e fratello di tappezzieri ma padre di uno che, pur avendo superato da un pezzo l’età dell’innocenza, vuole fare lo youtuber, se la messa in posa della carta da parati era affar suo.
Mi ha detto di no, questa specializzazione è dell’imbianchino, ovvero del pittore, che però deve essere uno bravo, altrimenti fa un macello.
Il tappezziere, però, mette in posa sulla parete il tessuto, per esempio la seta, quindi potrebbe essere il complice giusto per uno scherzetto alla Paolina.
Può sempre servire, poi, vedete voi.
Io, da parte mia, devo soltanto imbiancare. E ho un’unica stanza, la più bella, con la carta da parati: il mio guardaroba.
Che sto attentissima a trattare bene e che, nonostante sia passato un po’ di tempo da quando è stato fatto, ha una bella patina, che ha il suo senso e il suo valore e che spero duri almeno fino a quando non ci sarà una nuova generazione di artigiani in gamba, capaci di creare con le mani, tirando su muri, dando vita a mobili, colorando le nostre case e la nostra esistenza con i colori giusti.

Luke Edward

Io amo il bianco e il rigore, ma se vi piace l’ambiente che flirta con l’audacia, date un’occhiata alle creazioni di Luke Edward Hall, giovane designer inglese che mai inviterei a casa mia, ma che mi piacerebbe molto frequentare in casa sua.

Quanto alle notizie, abbiamo condotto in porto la Serie del lunedì e continua la possibilità di degustare Sorbetti.
E la Newsletter?
Ma che domanda. Anzi, la domanda la faccio io a voi: che cosa state leggendo?

State bene e costruite qualcosa di suggestivo, duraturo e moderno con le vostre mani.
Fosse pure sotto metafora, fosse pure raccontando al vostro artigiano che cosa volete fare nella vostra casa.

* Se vi piace la carta da parati, qui c’è qualcosa per voi. In francese, faire le mur  significa defilarsi camminando rasente al muro. Ma qui la locuzione è stata usata per dare il titolo a una bella mostra dedicata a quattro secoli di carta da parati. Se la mostra l’avessimo fatta noi in Italia, si sarebbe chiamata Fare tappezzeria. Per adesso c’è questa Newsletter
**  L’illustrazione di apertura è di Lorenzo Rocco, che sarebbe bravissimo a creare Pupazzine/muratore. Perché, bando agli stereotipi di genere: se le donne si incollano il tronco del Cross-Fit, e lo fanno, possono ben incollarsi pure la cofana. Poi decidiamo se è meglio muratrice  muratora
*** L’assistenza tecnica è di Virgilio Piccardi, che è uno bravissimo a fare gli interventi in casa
**** Non trascuro mai il mio blog, anche se ci scrivo a ispirazione. Ma ora che ho finito con qualche impegno, conto di essere ispirata ancora più di frequente

Lorenzo Rocco per la Newsletter de Il sole al guinzaglio