Nazionale Italia Wembley 2021

Se quel «siam pronti alla morte» vi sembra un po’ troppo, è perché:
a. non siete mai entrati davvero in partita
b. non siete mai entrati in un’aula affollata
c. non siete mai entrati nelle parole della Marseillaise.

Ma procediamo con ordine.

Sandro Mazzola disse una volta che se quando scendi in campo non hai voglia di fare a pezzi l’avversario, è meglio che te ne stai a casa tua.
Aggiungo che questo dovrebbe essere anche lo stato d’animo di quando entri in un’aula.
Se non vi siete mai trovati davanti a venti, cinquanta, cento persone che in una frazione di secondo decidono se prenderti o lasciarti, e se ti lasciano, ti lasciano proprio male, fidatevi di me.
E di Sandro Mazzola. Che ha colto al volo una situazione, la sua, ma non solo, in cui essere aggressivi non è poi così male.

Casomai con gentilezza, se ci riuscite e se ci tenete allo stile.

Sono di quelli che amano l’Inno di Mameli.

Busto di Goffredo Mameli, Roma

Lo trovo pieno di forza e di energia, praticamente perfetto prima di una partita di calcio.
Amo il suo lato un po’ fanfara, le parole un po’ retoriche, il fatto che il suo testo sia dovuto a un patriota e poeta italiano morto a ventidue anni nella difesa della Repubblica Romana.
Gli eroi giovani e belli mi toccano sempre il cuore.
Avrei impedito a un partito politico di appropriarsi dell’incipit per il proprio nome, dando così prova della mancanza di fantasia dei fondatori.
Ma ve lo immaginate, voi, un partito francese che si chiama Les Enfants de la Patrie, manco un bistrot di provincia.
Invece, da noi.
I giocatori della Nazionale italiana cantano l’inno credendoci, si vede benissimo.
Quando arrivano a «siam pronti alla morte», dicono sul serio.
Ho letto che Chiellini si è rotto il naso cinque volte in scontri con gli avversari.

Giorgio, 1

Io, se mi fossi rotta il naso anche una sola volta, mi sarei tenuta ben distante per il resto della vita dagli avversari.
Lui, no, evidentemente lui è più Mazzola di me.
(Pure se io non sono una timida e in vita mia sono entrata in centinaia di aule, uscendone sempre avendo vinto io la partita).
Anche se devo ammettere che se lo incontrassi per le scale la sera quando rientro tardi mi prenderebbe una paura tremenda, devo riconoscere che Chiellini mi sembra uno di quegli uomini che con gli anni hanno acquistato caratura.

Giorgio, 2

Ha una magnifica faccia espressiva, pure lui potrebbe fare l’attore, quando ride cambia del tutto, e ride spesso, ride con i compagni, ride nei momenti di tensione, ride con gli avversari, forse questo, si guadagna, alla quinta volta che ti sei rotto il naso, la capacità di stare al mondo ridendo.

Più pieno di forza e di energia del nostro, c’è solo l’inno nazionale francese, che è pure più bello.
E che è un autentico canto di guerra:

Allons enfants de la Patrie, / Le jour de gloire est arrivé! / Contre nous de la tyrannie,  / L’étendard sanglant est levé! / Entendez-vous dans les campagnes / Mugir ces féroces soldats? Ils viennent jusque dans nos bras / Egorger nos fils et nos compagnes!

Andiamo figli della Patria, / il giorno della gloria è arrivato! / Contro di noi si è alzata / La bandiera insanguinata della tirannia! / Sentite nelle campagne / Ululare questi feroci soldati? / Vengono fino alle nostre braccia / Per sgozzare i nostri figli e le nostre compagne!

E va avanti così, diventando sempre più cruento.
Altro che siam pronti alla morte.
Resta che, uscita la Francia dagli Europei agli ottavi, per un po’ niente inno.

Di tutt’altro genere ma di alta qualità musicale è invece l’inno della Germania, con musica di Haydn.
Lento, avvolgente, si capisce che è il frutto della terra che ha inventato il Romanticismo.

Deutschland, Deutschland über alles, / über alles in der Welt, / wenn es stets zum Schutz und Trutze / brüderlich zusammenhält… / Deutsche Frauen, deutsche Treue, / deutscher Wein und deutscher Sang / sollen in der Welt behalten / ihren alten schönen Klang

 Germania, Germania, al di sopra di tutto / al di sopra di tutto nel mondo, / purché per protezione e difesa / si riunisca fraternamente… / Donne tedesche, fedeltà tedesca, / vino tedesco e canto tedesco, / devono mantenere nel mondo /
il loro antico, bel suono

Trovo molto bella la presenza delle donne e quella del canto.
Per non parlare della presenza del vino, dettaglio non da poco, a cui i francesi, che pure di vino se ne intendono, non hanno pensato, impegnati com’erano a fare la guerra.
Avendo io un passato, talvolta anche prossimo, di tifo calcistico tedesco, il loro inno mi commuove.
Resta che, uscita anche la Germania dagli Europei agli ottavi, per un po’ niente inno.

Perché le cose stanno così, e la finale si gioca, così come auspicato da molti, fra Italia e Inghilterra.
L’Inghilterra che ha inventato il calcio, che ha l’inno più antico di tutti e che ha una squadra che più inglese non si può.
In che senso.
In questo senso.

Eccoveli qui.
Loro, praticamente gli unici uomini autorizzati a stare sulla faccia della terra in calzoni corti, che si presentano tutti agghindati.
La squadra dei Three Lions, tanto per parlare di ferocia e aggressività, in «navy suits, complete with white shirts, brown shoes and a navy blue tie with red and white stripes».
E coach, il più elegante di tutti, in prima fila.

Jordan & Jack

Quando si dice, il vero stile maschile è inglese.
Pure se con qualche incertezza da parte di qualcuno, che si imbroglia con il nodo della cravatta.
(A me gli uomini che si imbrogliano con il nodo della cravatta fanno un po’ rabbia e un po’ tenerezza. Dipende dalle giornate e dipende dagli uomini).

Ma stavamo parlando del loro inno.

God Save our gracious Queen! / Long live our noble Queen, / God save the Queen!…/ Thy choicest gifts in store / on her be pleased to pour, / long may she reign! / May she defend our laws, / and ever give us cause /to sing with heart and voice, / God save the Queen!

Dio salvi la nostra benevola Regina! / Lunga vita alla nostra nobile
Regina, / Dio salvi la Regina!…/ I regali più preziosi che conservi, /
sii disposto a riversarli su di lei; / possa regnare a lungo! / Possa difendere le nostre leggi, / e darci sempre l’occasione / di cantare col cuore e con la voce, / Dio salvi la Regina!

Introdotto da squilli di tromba o da rullo di tamburi, si innalza in purezza, generosità e amore per rendere omaggio alla sovrana di una terra intrisa di insularità, dove convivono le tradizioni più tenaci e le novità più ardite.
E ricordo qui che, per le vicende storiche inglesi di conquista e di potenza, questo inno è stato quello di ben novanta paesi.
Novanta volte inno.
Declinabile al femminile e al maschile.

Insomma, domenica non sarà facile.
Anzi, domenica sarà dura.
No, stavo dicendo.

Siccome sto sul mio blog, ovvero, gioco in casa, e siccome il mio blog, e chi lo legge lo sa, è così intimamente confessionale, dicevo che domenica  sarà dura.
In modi diversi.
Per chi sta in campo, con squadre di questa portata, arrivate meritatamente in finale, per infilare quella palla in rete.
Per me, per decidere da che parte stare.

Gareth nel suo leggendario waistcoat

Insomma, con il mio cuore, il cuore di me, italiana, che batte all’unisono con l’Inno di Mameli da una parte; e dall’altra la presenza in panchina di chi sta a dare indicazioni, in stile ed eleganza e che, come si sarà capito, è il mio prediletto in questi Europei; per non parlare di chi sarà sicuramente in tribuna, perché in tribuna l’ho visto tutte le volte che ha giocato l’Inghilterra e lì, sì, che la partita si è fatta bella; insomma, fra tutti questi richiami, che un uomo chiamerebbe sirene e che una donna deve industriarsi a definire perché la storia delle parole non l’assiste, devo decidere per chi tifare.
Poco male.

David & William

Mozartiana come sono fino all’osso, chiedo aiuto, come spesso faccio, all’abate Da Ponte, che così bene ha descritto l’incertezza: «Tra cento affetti e cento vammi ondeggiando il cor».
Don Giovanni, Atto I, Scena II.
Anche se io non sono una incerta manco per niente.
Anche se potrei condurre senza nessun problema un esercito alla vittoria perché prendo decisioni sempre molto rapidamente.
E, se solo sapessi come si fa tecnicamente, potrei anche portare una squadra a sollevare quella coppa.
Però stavolta mi godo l’incertezza.
Insomma, invento oggi il tifo ondeggiante, proprio come gli affetti, per non parlare di quanto ondeggino i sentimenti.
(Perché, i vostri no?).

E faccio così.
Stavolta, visto chi sta in campo, e anche fuori dal campo, invento il tifo aperto, morbido e accogliente, proprio come aperta, morbida e accogliente dovrebbe essere una donna, invento il tifo di chi sta a vedere e non dico che è contento comunque, dico che comunque trova nel risultato qualcosa di buono.

Insomma, stavolta, vuoi per gli inni, vuoi per la mia storia personale, io invento il tifo totale.

E mi sembra un tifo bellissimo.
E una bellissima idea.