QUESTO SENTIMENTO DELL’ESTATE, 3: COL FIATO SOSPESO

Vasilij Kandinskij, ci si mette pure lui

Una delle cose che più mi infastidiscono al mondo sono i puntini di sospensione: usati a sproposito; usati in eccesso; usati punto e basta.
Dovrebbero inventare una tastiera intelligente, ma intelligente sul serio, che oltre a scrivere, mettiamo, la ‘a’ svedese con la palletta (å) e a inserire il tilde, ~, quando serve, si ferma e si impunta come un mulo e non va più avanti al secondo utilizzo dei puntini di sospensione nel medesimo, chiamiamolo, ambiente.
O che, meglio, ti fa uno sberleffo.
O che ti tira, per carità, solo metaforicamente, una torta in faccia.
Ma piena di panna, cioè vistosa e visibile.

L’Accademia della Crusca: «I puntini di sospensione  si usano sempre nel numero di tre, per indicare la sospensione del discorso, quindi una pausa più lunga del punto».
Sandro Veronesi, toscano autentico, in un’intervista: sulla tastiera ci dovrebbe essere un tasto con tre, solo tre puntini, per indicare quelli di sospensione.
Io: e il tasto si dovrebbe bloccare dopo il primo utilizzo, praticamente hai un solo colpo in canna e devi pensarci bene prima di usarlo.

Di fronte all’abbondanza faccio fatica a trattenermi, comincio a chiedere come va l’asma, certo che questo attacco è proprio brutto.
Mi è anche capitato lo sbiellato che, oltre a fare un uso indiscriminato  dei puntini, li aveva sostituiti con le virgole.
Con risultati simili a questi: «oggi,,,,,,giorno faticosissimo,,,,,,,sono proprio stanco,,,,». «che mi dici,,,,,,,,,di bello,,,,,».
Praticamente l’effetto era, e scomodo Pirandello, quello della lapide che, priva di punteggiatura, a un passaggio di «passeri monellacci» ne aveva acquisita parecchia a causa dei loro escrementi (raccontino delizioso del mio manuale).
Pure qui non fui capace di trattenermi e chiesi al tipo in che stalla avesse studiato. Saltò su come una molla, mi dette della professoressa, usando la mia professione come epiteto, disse che lui sì, che era creativo.
Chiesi allora se faceva la medesima cosa con la matematica, che so, una bella parentesi tonda (, oggi non mi va di usarla e ci metto la graffa {, per non parlare, pure qui, dei punti sostituiti dalle virgole. A dirla tutta gli passai pure l’assist dell’inglese, che scrive 2,625 per dire  duemilaseicentoventicinque, che da noi si scrive 2.625.
Ma non fu capace a raccoglierlo.
Umberto Eco, sempre limpidissimo e pure, se gli va, giocherellone: «Non usate puntini di sospensione, punti esclamativi, non spiegate le ironie…cattivi vezzi dello scrittore dilettante…l’uso dei puntini di sospensione per avvertire ‘attenti che ora la dico grossa!’. Puerile. I puntini di sospensione si usano solo…nel corpo di una citazione per segnare i brani che sono stati omessi, e al massimo alla fine di un periodo per indicare che un elenco non è terminato, che ci sarebbero altre cose da dire».
(Avendo io omesso dei brani, ho usato puntini di sospensione).

Sottile, precisa e illuminante come un faro nella notte, Bice Mortara Garavelli, autore (autrice) del bellissimo Prontuario di punteggiatura, nel quale mi sono infilata da meno di due mesi, presenta i «puntini di reticenza…Figura del silenzio, si esprime o a parole, dichiarando l’interruzione del parlare, oppure con l’atto stesso del tacere, di cui sono traccia sulla pagina i puntini: tre, secondo le convenzioni stabilite e raccomandate».
Tre, non due o ventisette.
Poi, è vero che Gadda ne usa sempre quattro, però io uno come Gadda non l’ho mai incontrato in vita mia.
Ci sono poi i puntini «di esitazione», che sono quelli che, sospetto, ammorbano una certa quantità di messaggi che ricevo, come è noto, questi nostri sono tempi incerti e esitanti, nei quali nessuno è certo dei suoi sentimenti, dunque, esita a esprimerli.
Questi «puntini di esitazione» sono frequenti nei dialoghi teatrali e nella narrativa che simula il parlato; e arrivano anche, come abbiamo visto prima, quando il nostro interlocutore vuole prepararci a un motto di spirito.
Io,  di spirito, devo averne pochino, perché le battute scritte qui a là non mi fanno mai ridere, anzi, di solito mi imbarazzano, mi viene voglia di dire all’autore su, dai, toglila, che stavi dicendo?
A fare dell’ironia, si rischia grosso, insomma, l’ironia, oggi così diffusa, è spesso amara ma non perché questa qualità è connaturata in lei, ma perché riesce male, insomma, se non sei capace a fare il soufflé bello gonfio, fai una frittata, rischi meno, ti levi dagli impicci e non ci infili dentro chi ti legge.
Eco è tutto confermato da Mortara Garavelli (e ci mancherebbe): i puntini hanno il valore di eccetera e indicano un elenco che può continuare;  e stanno a indicare parti omesse, quindi diventano «puntini di omissione». In questo caso, andrebbero messi fra parentesi tonde, (…), però non esageriamo, ché poi sembriamo saccenti.

Come sappiamo, per un punto, uno solo, il monaco Martino perse la cappa. (Lascio perdere che l’ho visto anche scrivere kappa).
Accadde che un punto messo male in un’iscrizione ne stravolse completamente il senso: «Stia aperta la porta, non si chiuda a nessun uomo onesto» divenne: «La porta non si apra per nessuno e si chiuda per l’uomo onesto».
Bel guaio. Il punto costò una mancata promozione al monachino, che non divenne mai priore, passando così a indicare che qualcosa ci è sfuggito di mano per una minuzia.

Ora, mi aspetterei  che l’uso indiscriminato, al punto da diventare abuso, dei puntini di sospensione comportasse qualche simile punizione, non dico un girone infernale riservato (Woody Allen aveva indicato quello per gli inventori degli infissi in alluminio, condannati in eterno a girare nudi coperti solo di una persiana metallica), non dico la gogna pubblica, ma almeno un liscebusso, un rabbuffo, una ramanzina, un sopracciglio alzato, un dubbio, casomai seguito nella mente da tre bei puntini, che starebbero a indicare tutta una rosa di possibilità di aggiungere qualche altro cicchetto, rampogna, rimbrotto.
Strigliata…

 

1 Commento

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  1. Come sempre mi dai infiniti stimoli e ho subito ordinato il libro “Il parlar figurato”.
    Grazie sempre per tutto ciò che incondizionatamente doni

    Caterina

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